10/17/2025 | News release | Distributed by Public on 10/17/2025 10:35
17.10.2025 - ASSOCIAZIONE
Riccardo Rosa, presidente di UCIMU, ha affermato: "domanda interna ancora troppo debole nonostante "il segno più", nessuna schiarita su automotive e "incertezza Made in Usa" sono le criticità che accompagnano il lavoro quotidiano dei costruttori italiani, preoccupati per il prossimo futuro. Fondamentali saranno gli strumenti di politica economica che le autorità di governo stanno definendo per il biennio 2026-2027".
Nel terzo trimestre 2025, l'indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE è risultato stazionario (+1,1%) rispetto al periodo luglio-settembre 2024. In valore assoluto l'indice si è attestato a 53,3 (base 100 nel 2021).
In particolare, gli ordini raccolti sul mercato domestico hanno segnato un incremento del 12,4%, rispetto al terzo trimestre del 2024, per un valore assoluto di 15,4.
Sul mercato estero la raccolta commesse è risultata in calo del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il valore assoluto dell'indice si è attestato a 87,1.
Riccardo Rosa, presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, ha affermato: "anche se questa ultima rilevazione dell'indice UCIMU conferma l'andamento positivo della domanda interna, il valore assoluto dell'indice mostra che la stessa è ancora molto debole. Infatti, il calo dell'attività oltreconfine è a malapena bilanciato dalla ripresa del mercato domestico".
"Il contesto nel quale ci troviamo ad operare - ha continuato Riccardo Rosa - è davvero complicato. L'Europa soffre profondamente la crisi tedesca e l'instabilità geopolitica determinata dal conflitto tra Russia e Ucraina. In particolare, la transizione elettrica del motore ha innescato un pesante ridimensionamento dell'attività manifatturiera: i carmakers europei non investono perché non è chiaro cosa accadrà in futuro e le aziende della filiera annunciano con cadenza quasi quotidiana la chiusura di impianti e tagli del personale".
"D'altra parte, noi costruttori italiani vediamo che il ridimensionamento dell'attività del nostro principale settore di sbocco, vale a dire l'automotive, non può essere coperto dagli investimenti dei cosiddetti settori alternativi. In ragione di ciò, riteniamo fondamentale, per allontanare lo spettro della desertificazione industriale del Vecchio Continente, un allungamento dei tempi della transizione verso la mobilità green e un ragionamento ponderato, a livello di istituzioni comunitarie, su forme alternative di propulsione, in grado di assicurare basse emissioni e, al tempo stesso, di salvaguardare produzione, fabbriche e posti di lavoro".