09/02/2025 | News release | Distributed by Public on 09/02/2025 03:19
Ogni estate, quando le ondate di calore e i venti secchi intensificano il rischio incendi, l'Europa mette in campo una delle sue strutture di coordinamento più cruciali: il Wildfire Support Team dell'ERCC, il Centro di Coordinamento della Risposta alle Emergenze della Commissione Europea. È qui, nel cuore del Meccanismo europeo di protezione civile, che si raccolgono dati, analisi e previsioni per guidare decisioni rapide in situazioni in cui ogni ora può fare la differenza. Da diversi anni, Fondazione CIMA contribuisce a questa rete di cooperazione con la propria competenza.
Nell'estate appena trascorsa, Andrea Trucchia e Giorgio Meschi, ricercatori dell'ambito Incendi Boschivi e Conservazione della Biodiversità Forestale di Fondazione CIMA, hanno preso parte alle attività del Wildfire Support Team, vivendo due settimane ciascuno di intensa collaborazione accanto a esperti europei e personale dell'ERCC. Le giornate sono state scandite da briefing quotidiani, aggiornamenti costanti e un flusso di analisi che ha alimentato in tempo reale le decisioni dei responsabili europei della protezione civile.
«Lavorare all'ERCC significa avere la consapevolezza che il tuo contributo scientifico diventa immediatamente operativo» racconta Andrea Trucchia. «Ogni previsione meteorologica, ogni indice di pericolosità aggiornato, ogni valutazione di scenario può orientare la scelta di dove inviare aerei o squadre di terra».
Il lavoro del team ha seguito una struttura ben definita: previsioni meteorologiche e indici di pericolosità a scala europea, con focus sui Paesi più a rischio; aggiornamenti quotidiani sugli Stati che avevano attivato il Meccanismo di protezione civile; contributi ai bollettini settimanali e ai messaggi periodici di sintesi rivolti ai vertici della Commissione. Un'attività intensa e continua, che richiede rapidità, precisione e la capacità di interpretare dati complessi in situazioni di emergenza.
Quest'anno, la stagione estiva ha mostrato tutta la sua gravità. La penisola iberica, in particolare, è stata teatro di incendi devastanti: oltre 550.000 ettari bruciati in due sole settimane, un dato che ha portato l'Europa a superare il record storico di superficie incendiata registrato dal 2006 al 2024. «È impressionante osservare - racconta Giorgio Meschi - come, in condizioni di pericolosità estrema, gli incendi sviluppino un'intensità e una velocità tali da rendere impossibile combattere le fiamme. È come cercare di spegnere il fuoco di un caminetto con un bicchierino d'acqua». Abbiamo analizzato queste dinamiche anche qui.
Fig 1. Incendi attivi in Spagna e Portogallo al 20 agosto 2025. Fonte: EFFIS (MODIS + VIIRS + sentinel2)Accanto a questo quadro generale, non sono mancati episodi emblematici. Andrea Trucchia ha seguito da vicino l'incendio che ha colpito l'isola di Chio, in Grecia, una minaccia non solo ambientale ma anche culturale, perché ha messo in pericolo le piantagioni di Mastika, coltura endemica e di grande valore.
Grazie all'uso degli strumenti sviluppati da Fondazione CIMA, come RISICO e PROPAGATOR, è stato possibile monitorare in tempo reale l'evoluzione del fronte di fiamma e fornire scenari previsionali a supporto delle decisioni operative. «In quei giorni - ricorda Trucchia - la responsabilità era forte: ogni simulazione poteva contribuire a proteggere un patrimonio unico e a guidare l'azione sul campo. La scienza ti restituisce numeri, ma dietro quei numeri ci sono persone e paesaggi».
L'intensità della stagione si è riflessa anche nella quotidianità operativa all'ERCC. Tra l'11 e il 22 agosto, il Centro ha registrato un ritmo serrato di quasi un'attivazione al giorno del Meccanismo europeo, contribuendo a portare a 18 il numero complessivo di emergenze dall'inizio dell'anno, un dato che ha superato il precedente record del 2017.
Riunioni con squadre dispiegate sul terreno, briefing con le autorità nazionali e coordinamenti complessi tra Stati membri hanno scandito un'estate che ha visto la prima storica attivazione della Spagna, la richiesta di mezzi da parte della Grecia e le emergenze simultanee in Portogallo e Montenegro. L'ERCC, infatti, non rappresenta solo un centro tecnico, ma anche un luogo di negoziazione e confronto politico-operativo tra Stati membri, dove le analisi scientifiche diventano base comune per decisioni condivise.
La collaborazione con l'ERCC, rinnovata ogni estate, è la dimostrazione di quanto la scienza applicata e l'esperienza di analisi possano trasformarsi in strumenti concreti di gestione delle emergenze. Ogni previsione, ogni bollettino, ogni scenario contribuisce a una catena di decisioni che attraversa confini nazionali, mettendo in rete competenze e risorse.
«La forza di questa esperienza - conclude Trucchia - è nel vedere come la conoscenza scientifica diventi immediatamente parte di una risposta collettiva. È la prova che la scienza, quando è messa al servizio delle persone, è in grado di fare la differenza».