05/08/2025 | Press release | Distributed by Public on 05/08/2025 09:11
Joseph S. Nye (1937-2025), è stato una delle più importanti figure nel panorama politico e intellettuale statunitense a partire dalla metà degli anni Settanta, oltre che uno dei pensatori più influenti della seconda metà del Novecento nel campo delle relazioni internazionali. Noto, tra le altre cose, per essere il fondatore del termine Soft Power, è morto il 6 maggio all'età di 88 anni.
In una carriera scientifica iniziata alla metà degli anni Sessanta, Nye ha offerto contributi di rilievo, fra l'altro, nel campo della critica del realismo politico, nello sviluppo dell'idea di interdipendenza complessa e nella sua applicazione allo studio dei fenomeni transnazionali.
Il suo volume Power and Interdependence: World Politics in Transition (Boston, 1977; con Robert Keohane) è ormai un classico della letteratura internazionalistica e ha rappresentato un passaggio-chiave sia per lo sviluppo dell'economia politica internazionale, sia per quello della scuola liberal-funzionalista delle relazioni internazionali. Il suo pensiero e i suoi lavori (che riflettono, fra altro, l'influenza di autori come Karl Deutsch ed Ernst Haas) hanno contribuito in modo significativo ad alimentare il dibattito accademico e sono stati il fondamento teorico all'azione delle amministrazioni democratiche che hanno guidato gli Stati Uniti nel corso degli anni Novanta.
Considerato - insieme a Robert Keohane - uno dei 'padri fondatori' della scuola liberal-istituzionalista, Nye ha legato strettamente la sua storia accademica all'Università di Harvard, dove ha conseguito un PhD in scienza politica nel 1964, dopo studi compiuti a Princeton e all'Exeter College di Oxford, grazie a una borsa Rhodes. Sempre nel 1964, entra nella faculty dell'ateneo, in cui percorre l'intero cursus honorum, ricoprendo, inoltre, vari incarichi direttivi.
Fra il 1977 e il 1979, negli anni dell'amministrazione Carter, Nye è Vice-sottosegretario di Stato in quello che allora si chiamava Dipartimento per l'assistenza alla sicurezza, la scienza e la tecnologia; nello stesso periodo, presiede il gruppo di lavoro sulla non proliferazione nucleare del National Security Council.
Tornato all'attività academica durante le presidenze di Ronald Reagan e George H.W. Bush, nel 1993 è nominato alla guida del National Intelligence Council, prima di assumere, fra il 1994 e il 1995, l'incarico di Assistente del Segretario alla Difesa per le questioni della sicurezza internazionale all'interno della prima amministrazione Clinton.
In questi anni, Nye contribuisce in maniera importante alla definizione della strategia degli Stati Uniti in Asia e a delineare i tratti che sono ancora alla base della politica di Washington nella regione. Fra l'altro, in contrasto con la posizione di quanti guardavano alla partnership con il Giappone come a una reliquia della guerra fredda, Nye, ne fa la pietra angolare del sistema di sicurezza regionale. Parallelamente, promuove l'adozione di un duplice approccio per affrontare l'ascesa della Cina, bilanciandone la possibile aggressività attraverso la partnership con il Giappone e, al contempo, spingendo per una maggiore integrazione di Pechino nella comunità internazionale.
Il legame fra Nye e il Partito democratico rimane forte anche negli anni seguenti. Durante la campagna presidenziale del 2004, varie voci lo indicano come probabile Consigliere per la sicurezza nazionale del candidato John Kerry. Nel 2014, lo stesso Kerry - all'epoca Segretario di Stato - lo chiama nel Foreign Affairs Policy Board, organo costituito tre anni prima per "fornire al Segretario di Stato, ai Vicesegretari di Stato e al Direttore della pianificazione politica una consulenza e un parere indipendenti e informati su questioni di politica estera". In effetti, fra le posizioni accademiche di Nye e la visione politica dei 'New Democrats' esistono vari punti di convergenza, per esempio riguardo al ruolo delle istituzioni e al contributo dell'integrazione economica alla stabilità del sistema internazionale.
Nye è, inoltre, l'autore che contribuisce a popolarizzare il concetto di 'soft power' e, sulla scorta di questo, quello di 'smart power' come "capacità di combinare hard e soft power in una strategia di successo", ampiamente utilizzato sia negli anni dell'amministrazione Clinton sia in quelli dell'amministrazione Obama.
I contributi teorici di Nye sull'integrazione del sistema internazionale e il ruolo delle istituzioni in questo processo sono in particolare sintonia con i tratti di un'epoca come gli anni Novanta, di cui globalizzazione e interdipendenza sono aspetti centrali.
Proprio la globalizzazione è un elemento-chiave della narrazione che l'amministrazione Clinton fa del mondo del post-guerra fredda e del ruolo che gli Stati Uniti vi ricoprono: un mondo in cui l'integrazione economica, l'accelerazione di scambi e comunicazioni e la diffusione della democrazia, favorite dalla benevola egemonia di Washington e dall'azione degli organismi multilaterali, si sarebbero tradotti 'spontaneamente' in ordine, benessere e stabilità. Con tratti in parte diversi, la stessa visione dell'integrazione come essenzialmente benigna e dello stretto legame che esiste fra integrazione economica e stabilità politica riaffiora, dopo la crisi del 2007-2008, nella strategia dell'amministrazione Obama per l'Asia-Pacifico e nel ruolo di raccordo fra sfera politica ed economica che, in questo quadro, avrebbe dovuto svolgere la Trans-Pacific Partnership (TPP).
L'abbandono di questa strategia dopo il 2016 non ne mette in discissione gli assunti teorici. Nel pensiero di Nye, la crisi degli accordi economici non segna, infatti, la fine dell'interdipendenza umana. Al contrario, l'importanza crescente dei grandi temi globali (terrorismo, migrazioni, l'emergenza sanitaria e quella climatica…) confermerebbe, nonostante la fine della globalizzazione 'tradizionale', il valore teorico e pratico dell'interdipendenza e della collaborazione fra gli Stati. È un tema che lo stesso Nye aveva adombrato già nei primi anni Duemila, fra l'altro nella terza edizione di Power and Interdependence (New York, 2001)e nei lavori che ne accompagnano la pubblicazione.
È un tema che affiora anche nella convinzione che il declino del ruolo globale degli Stati Uniti fosse largamente sopravvalutato. In questa prospettiva si inquadrano, fra l'altro, le critiche mosse all'amministrazione Trump (2016-21), alla sua definizione "ristretta e transazionale degli interessi degli Stati Uniti" e al suo "scetticismo nei confronti delle alleanze e delle istituzioni multilaterali". Secondo Nye, questi elementi avrebbero impattato negativamente sulla posizione internazionale del paese, indebolendolo in una competizione in cui la capacità di generare consenso ha assunto un ruolo centrale e mettendo in discissione la sua capacità di rimanere un punto di riferimento per partner e alleati.
Ancora una volta, l'argomento ruota intorno all'importanza dal soft power nel sistema internazionale e al suo contributo a sostegno dell'azione di Washington. Avere intaccato in maniera forse irreversibile il soft power statunitense alienando al paese il favore di partner e alleati ha rappresentato, agli occhi di Nye, la principale responsabilità di Donald Trump e, per certi aspetti, la portata storica della sua presidenza.
Joseph Nye ha svolto un ruolo centrale nel definire il sistema teorico sotteso al ruolo degli Stati Uniti nel post-guerra fredda e alla politica delle amministrazioni democratiche del periodo. Nonostante l'attività svolta 'sul campo' (per il quale è stato insignito, fra l'altro, della Intelligence Community's Distinguished Service Medal e della Distinguished Service Medal con foglie di quercia del Dipartimento della Difesa), il suo contributo è stato soprattutto intellettuale. 'Mettendo a sistema' la centralità della dimensione istituzionale, il concetto di interdipendenza complessa, l'idea di soft/smart power e la sua importanza nel moderno sistema delle relazioni internazionali, ha contribuito in maniera importante a ridefinire le coordinate dell'egemonia statunitense. Lascia, quindi, un'eredità importante, sia sul piano scientifico sia su quello pratico.
Un'eredità, soprattutto, che mantiene la sua validità anche in un momento storico come quello attuale, in cui, di fronte alla crisi della globalizzazione economica, alle spinte verso il decoupling e alla crescente polarizzazione della vita politica statunitense, nuovi elementi di tensione sembrano mettere in discussione l'utilità del modello che Nye ha concorso a elaborare.