10/21/2025 | Press release | Distributed by Public on 10/21/2025 08:44
Nella storia politica del continente latino-americano hanno convissuto sempre modelli di governo molto differenti all'interno di ciascuno schieramento politico, ma in generale i cicli politici, progressisti o conservatori, apparivano ben delineati in un senso o nell'altro, a volte anticipando il panorama europeo. Oggi invece, alla vigilia di un importante corso elettorale che da questo autunno si estende lungo il prossimo anno, la situazione si presenta più eterogenea, con governi espressione dell'ondata reazionaria che travolge il mondo e altri che vi si oppongono, proponendo un'alternativa fondata sul rispetto dei diritti umani e la difesa della democrazia. Anche se sono in molti a sostenere che, nel voto dei cittadini sudamericani, conti più l'efficacia dell'azione di governo che l'ideologia. Acquistano perciò grande rilevanza le elezioni che si celebreranno nei prossimi mesi in questa parte del pianeta, sia per lo sfruttamento delle risorse naturali che fanno tanto gola agli Stati Uniti, in concorrenza commerciale con la Cina, che per la conferma di un mondo molto più multipolare di quanto la geopolitica dominante vorrebbe far credere.
Perciò, elezioni di mezzo termine come le politiche che si terranno in Argentina il prossimo 26 ottobre, diventano importanti quasi si trattasse di una prova generale delle presidenziali per Javier Milei, previste nel 2027. Il presidente argentino ha infatti perso le elezioni a Buenos Aires lo scorso settembre e teme di essere nuovamente sconfitto nell'appuntamento elettorale di ottobre. Con il soccorso di ultima istanza da parte del Tesoro americano che gli ha comprato pesos per 20 miliardi di dollari, così da rimpinguare le casse argentine di valuta straniera e risollevare il prezzo della moneta nazionale (altri 20 miliardi di dollari verranno da fondi privati statunitensi), Donald Trump vuole sostenere l'unico alleato di peso che ha oggi nella regione, essendo Messico e Brasile governati da coalizioni o partiti progressisti. La presidente messicana Claudia Sheinbaum, eletta lo scorso anno e Lula da Silva, che concluderà il suo mandato presidenziale alla fine del 2026, hanno buoni rapporti personali con Trump. Ma hanno un'idea molto chiara della sovranità dei loro popoli e non sono disponibili a sottostare a una logica mercantilista. Milei invece, che sta portando il paese alla bancarotta, sa che, nel rapporto con gli Stati Uniti, c'è in gioco lo sfruttamento del litio, delle terre rare, forse anche l'installazione di una nuova base militare sul territorio argentino. Quindi Trump sostiene Milei, anche se in prima battuta ha detto solo fino alle elezioni di ottobre. E per alcune ore la borsa e i buoni del debito pubblico argentini sono colati a picco.
Mentre in Bolivia si è chiuso il ciclo durato venti anni del Movimiento al Socialismo di Evo Morales, con la vittoria del democristiano Rodrigo Paz nelle elezioni della scorsa domenica, in Uruguay si è invece assicurata la continuità del Movimiento de Participación Popular de José Mujica con l'elezione di Yamandú Orsi alla fine dello scorso anno. Nei prossimi mesi ci saranno elezioni presidenziali in Cile, Honduras, Haiti, Costa Rica, Perú, Colombia e Brasile. In Cile, in particolare, nel primo turno delle presidenziali che si celebrano il 16 novembre, si misureranno la comunista Jeanette Jara, attualmente in testa nei sondaggi, ex ministra del Lavoro nel governo di Gabriel Boric alla guida dello schieramento progressista e gli esponenti delle destre José Antonio Kast ed Evelyn Matthei.
La Colombia di Gustavo Petro va alle elezioni politiche nel prossimo marzo, anticipando così quelle presidenziali previste per la fine di maggio. In questo momento, però, tutta l'attenzione è posta sulla disputa che si è aperta tra Petro e Trump sul narcotraffico, che si aggiunge a quella apparentemente più grave tra Trump e Nicolás Maduro nel mar dei Caraibi che rischia di precipitare in un conflitto armato. Sono ormai almeno sette le imbarcazioni venezolane bombardate da Trump, con l'accusa di trasportare droga negli Stati Uniti, che hanno portato all'uccisione di 33 persone. Il penultimo di questi attacchi, denuncia Petro, si sarebbe rivolto contro una barca colombiana che presumibilmente stava navigando nelle acque di quello stesso paese; certo è che uno dei sopravvissuti è per l'appunto un cittadino colombiano. Di fronte alle proteste di Petro, Trump ha reagito accusandolo di essere un leader del narcotraffico. Lo aveva già fatto con maggiore determinazione nei confronti di Maduro, per facilitare l'arresto del quale gli Stati Uniti offrono 50 milioni di dollari. Nel frattempo, sta aumentando il dispiegamento militare statunitense vicino al Venezuela e Trump ha autorizzato operazioni segrete terrestri della Cia.
Altro paese sotto i riflettori della politica oggi, è il Perú, per le grandi mobilitazioni delle ultime settimane che hanno visto per protagonista la cosiddetta Gen Z, ossia i giovani nati tra la seconda metà degli anni novanta del secolo scorso e il primo decennio di quello attuale. Un movimento inizialmente rivolto contro la riforma del sistema previdenziale e le cui motivazioni si sono estese all'insicurezza sociale e alla corruzione del sistema politico. E in continuità con l'ondata di proteste che reclamavano nuove elezioni dopo l'arrivo al potere di Dina Boluarte, in seguito all'incarcerazione del suo predecessore Pedro Castillo per tentato colpo di Stato. Ora che Boluarte è stata destituita dal Congreso del Perú, i giovani chiedono che anche José Jeri, nuovo presidente ad interim, tra l'altro denunciato per violenza sessuale, rinunci all'incarico. Il 15 ottobre scorso è risultato ucciso un giovane di 32 anni, presumibilmente dagli spari di un poliziotto infiltrato nel corteo. I giovani tra i 15 e i 29 anni rappresentano il 25% dell'elettorato, il blocco principale dei votanti. E, nel prossimo aprile, i peruviani andranno a votare per eleggere il presidente della Repubblica.