Amnesty International – Sezione Italiana OdV

11/10/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/10/2025 03:53

Nigeria: trent’anni dall’impiccagione dei “nove ogoni”

Trent'anni dopo la brutale esecuzione dei "nove ogoni", un gruppo di ambientalisti che cercava di proteggere il Delta del fiume Niger dall'inquinamento causato dal colosso petrolifero Shell, Amnesty International ha chiesto al governo nigeriano di riconoscere la loro piena innocenza.

Questo anniversario coincide con l'apertura della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) in Brasile.

Le proteste del 1995 dei "nove ogoni" attirarono l'attenzione del mondo sul costo devastante dell'industria fossile per il clima, per la vita delle persone, per l'ambiente e per la perdurante povertà nelle zone di produzione del petrolio.

Nel giugno 2025 il governo nigeriano ha emesso un provvedimento postumo di grazia in loro favore. Amnesty International ha apprezzato la notizia ma ha ritenuto che non fosse all'altezza della giustizia che loro e le loro famiglie meritano.

"I 'nove ogoni', guidati dal celebre scrittore Ken Saro-Wiwa, vennero brutalmente messi a morte da un regime che voleva nascondere i crimini della Shell e di altre compagnie petrolifere che, con le loro fuoriuscite e le loro perdite di greggio, stavano distruggendo e continuano a distruggere la vita e i beni di sussistenza di migliaia di persone nel Delta del fiume Niger", ha dichiarato Isa Sanusi, direttore di Amnesty International Nigeria.

"La grazia è stata un passo avanti ma i 'nove ogoni' devono essere riconosciuti pienamente innocenti. Furono impiccati per un crimine che non avevano commesso. I loro amici e parenti hanno atteso fin troppo tempo in attesa della giustizia che meritano", ha aggiunto Sanusi.

Esther Kiobel coniuge di Barinem Kiobel, un ex funzionario governativo entrato a far parte dei 'nove ogoni', è impegnata da 30 anni in una battaglia contro la Shell dentro e fuori i tribunali e non si fermerà fino a quando il nome del marito non verrà riabilitato:

"Mio marito è stato ucciso come un criminale e tutto quello che voglio è che sia riconosciuto innocente. Mio padre mi diceva che un buon nome è meglio dell'oro o dell'argento. Questa frase mi ha dato la forza di combattere".

Una campagna brutale

Le nove esecuzioni costituirono il culmine di una brutale campagna del governo militare nigeriano per mettere a tacere le proteste del Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni (Mosop) che, sotto la guida di Ken Saro-Wiwa, aveva avviato una campagna contro l'inquinamento derivante dalle fuoriuscite di petrolio e dal fenomeno del gas flaring (combustioni di gas).

"Dettagliati rapporti di Amnesty International giunsero alla conclusione che la Shell aveva consapevolmente incoraggiato e motivato le autorità militari nigeriane a porre fine alle proteste del Mosop, anche dopo che le forze armate avevano ripetutamente commesso violazioni dei diritti umani nell'Ogoniland e preso di mira Ken Saro-Wiwa e il Mosop", ha sottolineato Sanusi.

Nel 2018 Amnesty International condivise i suoi rapporti con l'Unità per i crimini internazionali della procura dei Paesi Bassi affinché quest'ultima valutasse la responsabilità penale della Shell per il suo coinvolgimento nella repressione militare contro le proteste del Mosop.

Le autorità dei Paesi Bassi stabilirono, stando a quanto scritto in una lettera privata indirizzata ad Amnesty International, che l'esercito nigeriano aveva effettuato "raid su vasta scala contro 43 villaggi ogoni", con conseguenti numerose uccisioni, dopo che nel marzo 1994 la Shell aveva chiesto assistenza per mettere in sicurezza le sue attività. La Shell "sapeva o avrebbe dovuto sapere" che tutto questo avrebbe comportato l'uso sproporzionato della forza.

Sempre secondo questa lettera, le autorità dei Paesi Bassi avevano però rinunciato ad aprire un'indagine sulla responsabilità della Shell in quanto non avevano "sufficienti prove che la Shell volesse che i manifestanti venissero uccisi dalle truppe nigeriane" e ritenevano di non avere alcuna "realistica" prospettiva di raccogliere prove del genere.

Al contrario, secondo Amnesty International, c'erano sufficienti prove per avviare quell'indagine.

Effetti devastanti e ancora attuali

Gli effetti delle esecuzioni dei "nove ogoni" si avvertono ancora oggi all'interno delle comunità locali.

Da 60 anni la Shell e altre compagnie petrolifere sono responsabili di fuoriuscite e perdite di greggio a causa della scarsa manutenzione degli oleodotti e dei pozzi e delle bonifiche inadeguate, che hanno causato danni alla salute e ai beni di sussistenza di oltre 30 milioni di persone residenti nel Delta del fiume Niger, che vivono per lo più in condizioni di povertà. Le fuoriuscite hanno prodotto danni permanenti ai terreni coltivabili, ai corsi d'acqua e all'acqua potabile, compromettendo la salute della popolazione e rendendole impossibile la coltivazione e la pesca.

"L'esecuzione dei nove attivisti diede al governo nigeriano e alle compagnie petrolifere, compresa la Shell, via libera a reprimere le proteste e a intimidire la popolazione del Delta del fiume Niger che chiedeva giustizia e la fine dell'inquinamento", ha sottolineato Sanusi.

Nonostante tutto, le comunità ogoni e bille danneggiate dalle fuoriuscite di greggio rifiutano di rimanere in silenzio. Nel 2025 hanno portato la Shell di fronte alla Corte reale di giustizia del Regno Unito per chiedere che il gigante petrolifero bonifichi le fuoriuscite che hanno rovinato la loro salute e i loro beni di sussistenza e hanno massicciamente devastato l'ambiente locale. Il ricorso verrà esaminato nel marzo 2027.

In occasione della Cop30, che inizia proprio oggi, l'attenzione del mondo sarà rivolta ai devastanti effetti del fossile. Amnesty International chiede agli stati di impegnarsi per un'uscita dal fossile completa, veloce, equa e finanziata e per una giusta transizione verso fonti sostenibili per tutte e per tutti.

"Dato che la maggior parte delle fuoriuscite di greggio dev'essere ancora bonificata, la storia dei 'nove ogoni' è più attuale che mai. La loro lotta continua e la loro memoria non sarà mai dimenticata, al pari della sofferenza di tante altre persone attiviste che continuano a difendere l'ambiente. In occasione del trentesimo anniversario delle esecuzioni dei 'nove ogoni', speriamo che le comunità locali nigeriane abbiano luoghi, tempo e dignità per svolgere commemorazioni senza essere infastidite dalle autorità", ha concluso Sanusi.

Amnesty International chiede alla Shell di consultare in modo concreto le comunità colpite circa i suoi progetti di cessazione delle attività. A prescindere da ogni operazione del genere, la Shell dovrà proporre un programma complessivo di rimedi che comprenda dettagli su tutte le bonifiche terminate e su quelle ancora in corso così come risarcimenti adeguati per i gravi danni che hanno colpito le comunità a causa delle sue attività nel Delta del fiume Niger. Il tutto dovrà essere in linea con le norme e gli standard del diritto internazionale dei diritti umani.

I "nove ogoni" (Ken Saro-Wiwa, Barinem Kiobel, John Kpuinen, Baribor Bera, Felix Nuate, Paul Levula, Saturday Dobee, Nordu Eawo e Daniel Gbokoo) vennero impiccati il 10 novembre 1995 dopo un processo farsa. Ingiustamente accusati di coinvolgimento in omicidi, vennero in realtà portati alla sbarra per aver denunciato l'impatto devastante della produzione di petrolio della Shell nell'Ogoniland, regione dello stato del Delta del fiume Niger.

Amnesty International ha pubblicato numerosi rapporti sul devastante impatto delle attività della Shall sulle comunità nigeriane.

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