12/31/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/31/2025 09:37
Ministro Antonio Tajani, ieri il sì alla Manovra. Un suo bilancio?
«Sono soddisfatto della manovra, fatta nell'ambito del rispetto dei limiti economici e finanziari che sono ben chiari a tutti. Ma soprattutto siamo fuori dalla procedura d'infrazione europea e questo dà credibilità all'Italia. Come Forza Italia poi, siamo soddisfatti di alcune misure in particolare».
Quali?
«Il sostegno al ceto medio, con l'abbattimento dell'Irpef da 35 al 33% fino a 50mila euro; sostegno alle imprese con l'iperammortamento, abbiamo difeso la prima casa sia escludendola dall'Isee che limitando l'aumento della tassazione per gli affitti a breve».
Che altro?
«Su banche e assicurazioni si è giunti ad un accordo. È giusto che diano un contributo, ma abbiamo scongiurato azioni coercitive che avrebbero spaventato i mercati e abbiamo evitato il concetto degli "extraprofitti", che non esistono: ha prevalso il buonsenso. Poi ancora oltre 7 miliardi sulla Sanità, la detassazione degli aumenti contrattuali e degli straordinari, il rinvio di sugar tax e plastic tax».
Per l'anno prossimo, ultima manovra prima delle elezioni, che obiettivi vi siete dati?
«Vogliamo allargare a 60 mila euro la platea per l'abbassamento dell'Irpef. E sostenere l'attrattività degli investimenti delle imprese perché solo così possiamo ottenere la crescita con l'aumento dei posti di lavoro e dei salari. Siamo al più basso livello di disoccupazione. L'occupazione sale, lo Spread cala, ce l'abbiamo messa tutta per aumentare i salari tra i nuovi contratti a statali, scuola, militari».
In generale, è un'Italia che risale nella considerazione internazionale.
«Eravamo gli ultimi della classe, adesso siamo fra i primi: la seconda industria manifatturiera in Europa, la quarta potenza commerciale al mondo. Frutto della stabilità e della serietà dell'azione di governo: senza il tempo per pianificare le azioni non si va da nessuna parte».
La Lega sembra continuare a fare le bizze, Salvini non era presente all'ultimo Cdm in cui avete approvato il decreto Ucraina.
«Ci possono essere dei problemi, ma siamo tre partiti diversi: l'importante è fare sintesi. All'ultimo Cdm c'erano tutti i ministri leghisti, non credo che Salvini volesse prendere le distanze dal suo governo. Alla fine chi si divide è il centrosinistra, non noi».
Cioè il Pd nel rapporto con i suoi alleati sta peggio?
«Fra di loro le divisioni sono profondissime, perché si inseguono sullo stesso terreno, quello dell'estrema sinistra. Noi invece puntiamo allo spazio al centro».
Decreto Ucraina, in cuor suo spera che sia l'ultimo almeno per quanto riguarda gli aiuti militari? Nel senso che ci sono davvero spiragli di pace?
«Noi abbiamo sempre fornito aiuti all'Ucraina e continueremo a farlo fino a che necessario: per noi è una battaglia di libertà. Poi certo, speriamo che la guerra finisca il prima possibile per questo sosteniamo gli sforzi americani, anche se un accordo non è facile».
Una fascia di rispetto sul Donbass, di 40 chilometri, come ha detto il ministro Crosetto al Messaggero. È un'ipotesi in campo?
«I nodi sono senz'altro il Donbass e Zaporizhzhia, di ipotesi in campo ce ne sono tante, poi è difficile capire quali siano fattibili».
A Gaza, almeno, la tregua sembra tenere.
«Ora bisogna passare alla fase due del cessate il fuoco. Far fare un passo indietro ad Hamas, far capire a Netanyahu che non può occupare la Cisgiordania. L'Italia è pronta a fare la sua parte, ad addestrare la polizia palestinese, a supportare la popolazione come abbiamo fatto finora: 1500 palestinesi sono stati accolti in Italia, abbiamo creato con il ministro Bernini i corridoi per gli studenti. Ora stiamo operando in Sudan, aiutando chi soffre con l'invio di aiuti alimentari. L'Italia è amica di Israele ma vogliamo anche che i palestinesi abbiano un loro stato. Vogliamo la pace e Hamas è una cosa contraria alla pace».
Ecco, gli aiuti. Che effetto le hanno fatto le notizie sull'inchiesta di Genova, le associazioni pro-Pal che finanziavano Hamas?
«Mi pare che ci siano prove incontrovertibili, i legami con Hamas, i finanziamenti e molto altro».
Come giudica alcuni suoi colleghi politici di centrosinistra che, negli anni, hanno incontrato spesso Hannoun, accusato di essere il referente della cellula di Hamas in Italia?
«Credo che abbiano agito con superficialità».
Cosa si aspetta, politicamente, nel 2026?
«Il lavoro sull'economia da proseguire, l'impegno per il Sì al referendum sulla giustizia su cui ci impegneremo molto. È un referendum per dare maggiori garanzie ai cittadini, non sul governo».
La lezione di Renzi nel 2016 è servita?
«Ma no, non c'era nessuna intenzione di trasformare il referendum sulla giustizia in un voto sul governo. Ah, poi c'è la legge elettorale, proporzionale, sul modello delle regioni, con premio di maggioranza».
La farete anche se il centrosinistra non è d'accordo?
«Ne discuteremo, nessuno vuole escludere il centrosinistra. Ma poi la riforma va fatta, anche perché con il taglio dei parlamentari che c'è stato con il proporzionale si rappresenterebbero di più i territori».
Parlava di Forza Italia come partito di centro. Al centro del centrosinistra sembra ci sia grande movimento. Preoccupato?
«Il centro del centrosinistra non esiste, dov'è che sta? Non vedo grandi progetti. Mentre Forza Italia punta ad aggregare forze liberali, popolari, centriste»
Prossima mossa?
«I tre eventi a Roma, Milano e Napoli a gennaio, per l'anniversario della discesa in campo di Berlusconi. Saranno incentrati sulla libertà: sulla giustizia, sulla libertà dalla povertà, sulla libertà di impresa. A Milano ci sarà Carlo Calenda, a Roma il segretario del partito radicale Maurizio Turco».
Altri avvicinamenti in corso?
«Con Calenda abbiamo molti punti in comune e vorremmo lavorare a un accordo per candidati civici nelle comunali di Milano, Torino e Roma».
Domanda classica: si parla sempre dell'impegno dei fratelli Berlusconi in politica.
«Sono persone importantissime, nostri amici, saremmo felici se scendessero in campo. I loro consigli sono sempre utili e il legame tra Forza Italia e la famiglia Berlusconi è indissolubile».