10/06/2025 | News release | Distributed by Public on 10/07/2025 05:37
06/10/2025
Faglie attive osservate nella zona dello Stretto di Messina, a terra (linee arancio) e in mare (linee rosse). Sono inoltre indicati: gli epicentri dei terremoti rilevati tra il 1990 e il 2019 (puntini neri), la zona di deformazione principale all'internoUn team internazionale composto anche da ricercatori e ricercatrici del Cnr-Ismar ha analizzato lo Stretto di Messina integrando dati sismici, rilievi del fondale marino e immagini del sottosuolo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Tectonophysics https://doi.org/10.1016/j.tecto.2025.230920, offre nuove prospettive sui processi geologici che rendono quest'area una delle più sismicamente attive del Mediterraneo.
I risultati mostrano che la deformazione della crosta terrestre non si concentra su una singola faglia, ma lungo un ampio corridoio che include la Faglia Ionica, a sud, e la Faglia di Capo Peloro, a nord dello Stretto (vedi Figura). I terremoti più frequenti avvengono tra 6 e 20 km di profondità, mentre a livelli maggiori (40-80 km) si rilevano movimenti più complessi, che combinano estensione e compressione.
Lo studio individua inoltre un sistema di piccole faglie a gradini (en-échelon), orientate NE-SO, che formano un'area ellittica nei pressi dell'epicentro del devastante terremoto del 1908. Proprio in corrispondenza di queste faglie si sono attivate alcune sequenze sismiche recenti (2005, 2006, 2014 e 2016).
Le analisi confermano che la dinamica prevalente nello Stretto è di tipo transtensivo: una combinazione di estensione della crosta e movimenti laterali, che contribuisce a spiegare la complessità della sismicità locale.
Queste nuove evidenze forniscono strumenti importanti per comprendere i rischi sismici dell'area e per migliorare le strategie di prevenzione in una regione densamente abitata e storicamente segnata da terremoti distruttivi.
Per informazioni:Alina [email protected]
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