15/07/2025 | Press release | Distributed by Public on 15/07/2025 10:41
Alla fine il grande annuncio di Donald Trump sulla guerra in Ucraina è arrivato. Ma nonostante le attese difficilmente segnerà uno spartiacque nel conflitto. "Forniremo armi alla Nato in grandi quantità. Le consegneranno e pagheranno loro al 100%", ha dichiarato Trump, lanciando un duro monito alla Russia e annunciando possibili dazi se non si arriverà a un accordo sulla guerra in Ucraina entro 50 giorni. "Siamo molto scontenti con la Russia. Ne discuteremo forse un altro giorno e imporremo dazi molto pesanti se non abbiamo un accordo in 50 giorni, dazi del 100%, potete chiamarli dazi secondari, sapete che cosa significa", ha detto il presidente Usa durante un incontro nello Studio Ovale con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Trump ha anche confermato l'intesa per l'invio di armi a Kiev, sottolineando che l'operazione sarà condotta in stretta collaborazione con la Nato. "Abbiamo fatto un accordo oggi. Manderemo il meglio alla Nato e sarà un'operazione coordinata", ha spiegato ancora il presidente, che nel corso dell'incontro con i giornalisti ha definito "sorprendente" che i leader dell'Alleanza abbiano concordato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil: "Nessuno pensava che fosse possibile". Ma appena poche ore dopo le dichiarazioni rese nello Studio Ovale, che sembravano segnare una svolta da parte del presidente Usa, in una telefonata esclusiva con Bbc Trump ha dichiarato di essere deluso, ma di "non aver ancora chiuso" con Vladimir Putin. Incalzato sulla sua fiducia nel leader russo, il presidente degli Stati Uniti ha risposto: "Non mi fido quasi di nessuno". Nelle ultime settimane, nonostante le aperture di Washington ad un negoziato, la Russia ha intensificato gli attacchi con droni e missili contro le città ucraine, causando un numero record di vittime civili.
Per Trump, la decisione di vendere più armi all'Ucraina - seppur attraverso nazioni europee disposte a pagarne il conto - e di minacciare la Russia di sanzioni se entro 50 giorni non negozierà la pace segna un'inversione di rotta completa rispetto all'approccio adottato nei primi mesi di mandato. Tuttavia, tempistiche e modalità dell'annuncio alimentano gli interrogativi. "Se questo è tutto ciò che Trump intendeva dichiarare oggi sull'Ucraina, allora è tanto fumo e poco arrosto", ha commentato da Mosca il vicepresidente della Duma Konstantin Kossacyov. "In 50 giorni quante cose possono cambiare sul campo di battaglia e negli umori dei leader della Nato e degli Usa", ha aggiunto Kossacyiov sul suo canale Telegram. Riferendosi poi al fatto che i Paesi europei dovranno pagare a Washington gli armamenti per l'Ucraina, ha aggiunto: "Gli europei dovranno pagare e pagare. Il formaggio gratuito per loro era in una trappola per topi. C'è solo un beneficiario: il complesso militare-industriale degli Stati Uniti. A Kiev - conclude il vice presidente della Duma - non resta che continuare a combattere fino all'ultimo ucraino, dal momento che è il destino che si sono scelti".
Anche la borsa russa sembra dubitare che il presidente americano manterrà a lungo la posizione espressa ieri. Ieri, dopo le sue parole, l'indice azionario di Mosca è balzato del 2,5% a dimostrazione del sollievo per il fatto che Trump non avesse annunciato sanzioni imminenti. Riguardo alle misure economiche in caso di mancato accordo, infatti, il tycoon ha minacciato di approvare tariffe del 100% e ha parlato con approvazione del disegno di legge bipartisan in preparazione al Senato che prevede di imporre dazi del 500% su qualsiasi paese che acquisti uranio, petrolio o gas russo. Ma non è arrivato ad approvarlo. Eppure secondo i sui sostenitori (85 senatori secondo CNN) la legge è "il grosso martello" che consentirebbe a Trump di mettere fine alla guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti intrattengono pochissimi scambi commerciali con la Russia, rendendo le sanzioni secondarie la strategia potenzialmente più incisiva. Per danneggiare l'economia russa quindi, il disegno di legge prevede di colpire i principali acquirenti dell'energia di Mosca, Cina e India in primis. Nonostante la crescente frustrazione di Trump per il rifiuto del presidente russo di impegnarsi nei colloqui sul cessate il fuoco, diversi osservatori si chiedono se il tycoon, già impegnato in difficili negoziati tariffari con entrambi i paesi, darà seguito alla minaccia.
Mentre a Mosca i funzionari russi tirano un sospiro di sollievo, ai civili ucraini costretti nei rifugi la finestra temporale di 50 giorni che Trump ha concesso a Putin per avviare un negoziato deve sembrare un'eternità . In quasi due mesi di tempo, le truppe del Cremlino potrebbero portare a fondo l'offensiva militare in corso da maggio nell'est dell'Ucraina e consentire a Putin di sedersi ad un tavolo negoziale - se mai se ne raggiungerà uno - in una posizione di forte vantaggio. Che quella in corso sarà un'estate di guerra è ormai una certezza per tutti i principali osservatori. Putin si attiene ai suoi obiettivi massimalisti di conquistare la totalità delle quattro regioni che l'esercito russo attualmente occupa solo parzialmente e di sottomettere l'intera Ucraina almeno fino al fiume Dnipro. Lo sanno anche gli ucraini che, infatti, sui social hanno accolto l'ultimatum di Trump alla Russia con stanchezza e scetticismo. Per molti, i due mesi estivi concessi a Putin rappresentano 50 giorni di bombardamenti 'premio' per Mosca. Lo ha fatto notare, tra i denti, anche l'Alta rappresentante per la politica estera europea Kaja Kallas, che dopo aver accolto con favore la "ferma posizione" di Trump sul conflitto ha aggiunto: "D'altra parte, 50 giorni sono un tempo molto lungo se consideriamo che uccidono civili innocenti, anche ogni giorno".
Il commento
Di Gianluca Pastori, ISPI Senior Associate Research Fellow
"Le dichiarazioni di Trump sono solo ultimo dei tanti 'twists and turns' della Casa Bianca sulla vicenda ucraina. Già da qualche tempo, i toni sulla Russia si sono induriti e sia la minaccia di nuove sanzioni, sia l'impegno a fornire nuovi aiuti a Kyiv si inseriscono in questa linea. Da una parte, è un irrigidimento comprensibile: per Trump, la fine della guerra è sia una necessità pratica, sia un banco di prova della sua credibilità. Ci sono, però, altri aspetti da tenere presenti, primo fra tutti proprio quella che è stata - sinora - l'erraticità della posizione di Washington. È difficile capire se e quanto le misure minacciate possano influire sulle scelte di Mosca o cambiare la situazione sul campo. Soprattutto, è difficile capire in che tempi lo potranno fare e se - nel frattempo - non sarà intervenuto qualche altro cambio di rotta. C'è, poi, la questione dei costi e di come questi saranno ripartiti. L'incontro con il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha confermato una sostanziale unitarietà di vedute; resta però da capire come reagiranno i vari paesi membri, che sul tema della spesa per la Difesa hanno già espresso più di una divisione durante il recente vertice de L'Aja".