ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

11/04/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/04/2025 11:15

La sfida a Trump parte da New York

  • Daily Focus Relazioni Transatlantiche
    di Alessia De Luca
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Lo strapotere di Donald Trump si può contrastare, e battere. E per tutti quelli a cui l'attuale presidente e il suo modo di governare l'America non piace, è arrivato il tempo di agire: il cuore del messaggio che Zohran Mamdani, candidato sindaco e grande favorito nelle elezioni che si chiudono oggi nella città di New York, non poteva suonare più ambizioso. Eppure, ed è questo il motivo per cui sul voto sono concentrati gli occhi del mondo, Mamdani sembra ormai l'inevitabile vincitore di uno scontro che va ben oltre le due rive dell'Hudson. Secondo gli ultimi sondaggi, il candidato socialista, musulmano e millennial (ha 34 anni) avrebbe 14 punti di vantaggio sul secondo candidato in corsa, l'ex governatore Andrew Cuomo, fermo al 31% delle preferenze. Al di là del suo dichiarato sostegno alla causa palestinese, che lo ha reso bersaglio di attacchi e critiche, Mamdani ha puntato su una campagna decisamente locale, in cui ha intenzionalmente ridimensionato le guerre culturali e la politica estera per concentrarsi sul carovita e i servizi ai cittadini. Il suo programma include il blocco degli affittiper gli appartamenti a canone stabilizzato, autobus gratuiti e assistenza all'infanzia gratuita e universale. Sarebbe un errore, però, ritenere che la corsa che in otto mesi ha trasformato questo sconosciuto membro dell'Assemblea Statale in astro nascente dello schieramento democratico resti stretta tra i confini cittadini: con i suoi video e una campagna ben costruita tanto sui social quanto per le strade, Mamdani ha apertamente sfidato l'idea di America propugnata da Trump, proponendosi come sindaco della più iconica città degli Usa, in cui il presidente - per ripicca - ha minacciato di inviare truppe militari. All'alba dell'ultimo giorno prima del voto Mamdani ha attraversato a piedi il ponte di Brooklyn fino al municipio di Lower Manhattan, accompagnato da una folla di sostenitori e deputati che reggevano uno striscione con la scritta "Our Time is Now" (Il nostro momento è adesso), per dire ai newyorchesi che "sta arrivando un nuovo giorno".

Trump, sostenitore riluttante?

A poche ore dall'apertura delle urne e mentre il voto anticipato era già in corso, il presidente Trump ha annunciato il suo endorsement per l'ex governatore democratico Andrew Cuomo, sconfitto da Mamdani alle primarie democratiche, ma che ha deciso di correre comunque come indipendente. Anche se i Repubblicani hanno un loro candidato, Curtis Sliwa, quest'ultimo non ha vere possibilità di vincere: per questo Trump ha sostenuto che un voto per lui "equivarrebbe ad uno per Mamdani" e ha invitato a votare per Cuomo, considerandolo "l'unica scelta possibile". In precedenza, il presidente aveva affermato che sarebbe stato riluttante a inviare più del "minimo" livello di finanziamenti federali a New York, sua città natale, se fosse eletto Mamdani, da lui definito "un piccolo comunista". Quest'ultimo non si è perso d'animo e ha affondato il colpo contro l'avversario e compagno di partito: "Abbiamo sentito le parole di un ex governatore di questo Stato, ma sembravano venire dal presidente di questo Paese: descrive la diversità come una debolezza, confondendo gli intervistatori neri fra loro. Parla di questo movimento, di questa candidatura come se fosse un affronto ai valori di questa città, quando in realtà è l'incarnazione dei valori di questa città", ha detto Mamdani, sottolineando la vicinanza di vedute tra Cuomo e Trump. E ha aggiunto: "Penso che le osservazioni del presidente Trump di ieri sera ci mostrino ciò che molti di noi sanno e temono da tempo, ovvero che quando si è troppo occupati a incassare gli assegni dei miliardari che ci hanno regalato il secondo mandato alla presidenza, non si è in grado di opporsi a quello stesso presidente".

La posta in gioco è nazionale?

La posta in gioco è alta e non riguarda solo New York: anche se gran parte dell'attenzione negli Stati Uniti e all'estero sarà rivolta alla grande Mela e a Zohran Mamdani, in California gli elettori potrebbero stracciare le mappe dei distretti congressuali per trasformare i distretti repubblicani in distretti democratici, nel tentativo di contrastare i progressi che il GOP dovrebbe ottenere altrove, dopo che il partito ha manipolato le mappe in stati come il Texas e il Missouri. In Virginia e nel New Jersey si terranno elezioni governatoriali e legislative ad alto rischio, che potrebbero fungere da indicatori delle opinioni degli elettori sul presidente. Se in Virginia i sondaggi danno la democratica Abigail Spanberger come favorita, nel New Jersey il nome del nuovo governatore - tra la deputata democratica Mikie Sherrill e il repubblicano Jack Ciattarelli - sarà stabilito con ogni probabilità al fotofinish: in entrambi gli stati i candidati democratici hanno fatto dell'opposizione al presidente un elemento chiave delle loro campagne.

In gioco il futuro dei Dem?

Durante le primarie, Cuomo aveva incassato il sostegno dell'intero establishment democratico - ora rafforzato dall'endorsement dello stesso Trump - mentre Mamdani ha potuto contare solo sull'appoggio dell'ala progressista di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. L'ex presidente Barack Obama e il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries lo hanno sostenuto solo all'ultimo momento. Divisioni che riflettono una frammentazione interna mai del tutto ricomposta dopo la sconfitta del 2024, che consegnò entrambe le Camere e la Casa Bianca ai Repubblicani. "C'è una guerra civile nel Partito Democratico", ha ammesso Cuomo, "dove l'estrema sinistra radicale, che è Mamdani, è fondamentalmente in conflitto con i moderati, come me". Ma la corsa alla guida di New York è anche una scommessa sul futuro stesso dei democratici. Se i sondaggi sono esatti, e Mamdani vincesse, il suo mandato diventerebbe un banco di prova nazionale: "Per gli oltre 50mila volontari che si sono schierati sotto la sua bandiera, la sua corsa a sindaco ha assunto un significato molto più profondo. Per loro, è un faro di speranza in un momento sempre più cupo per la politica progressista americana", osserva il Financial Times. L'ascesa fulminea di Mamdani ha acuito un dibattito già acceso all'interno del partito su quale strada intraprendere per tornare a essere rilevante e che, a seconda dei risultati, influenzerà le strategie in vista delle prossime elezioni di medio termine. Un'occasione decisiva per fermare - o almeno rallentare - la corsa di Trump.

Il commento

Di Gianluca Pastori, ISPI Senior Associate Research Fellow

"Il voto di New York rappresenta, per il Partito democratico, una prova importante ma parziale. È presto, quindi, per guardare alla possibile le vittoria di Zohran Mamdani come al segno che il partito abbia trovato davvero il modo di rispondere alla sfida di Donald Trump. La mobilitazione che ha sostenuto il candidato è un dato da tenere in considerazione, soprattutto per l'establishment. La sua età, il suo background e l'agenda che ha proposto sono un indice dei cambiamenti che gli Stati Uniti stanno attraversando e che le politiche divisive dell'amministrazione stanno alimentando. Si tratta, tuttavia, di capire quanto il 'modello New York' sia davvero esportabile e quanto il voto moderato saprà guardare a Mamdani come a una opportunità piuttosto che come a una minaccia. In questo senso, il favore che Trump ha espresso per il 'moderato' Andrew Cuomo è un segnale indicativo delle preferenze della Casa Bianca, preferenze che potrebbero, tuttavia, riflettere anche quelle di una parte significativa dell'elettorato dem".

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