ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

01/09/2025 | Press release | Distributed by Public on 01/10/2025 02:51

Trump, Musk e il silenzio dell’Europa

Le parole pronunciate da Donald Trump nella conferenza stampa di Mar a Lago riecheggiavano ancora nell'aria e tutti i campanelli d'allarme europei avevano già iniziato a suonare. Eppure alle minacciose dichiarazioni del nuovo presidente non è seguita nessuna presa di posizione da parte delle istituzioni comunitarie. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, costretta a letto da una polmonite, ha diramato l'ordine di stemperare e abbassare i toni. Nemmeno la minaccia del tycoon sulla Groenlandia, territorio della Danimarca e in quanto tale coperto dalla clausola di assistenza reciproca stabilita dai trattati dell'Ue, ha messo in discussione la linea di Bruxelles: non ingaggiare scontri con il prossimo inquilino della Casa Bianca per non pregiudicare relazioni che già si preannunciano problematiche con la prossima amministrazione. "Per noi è chiaro che la sovranità degli stati deve essere rispettata. Questo è il nostro valore democratico", ha affermato mercoledì un portavoce della Commissione. "Non vediamo l'ora di lavorare per un'agenda transatlantica forte e per obiettivi e questioni comuni di fondamentale interesse strategico". Interrogata sulla minaccia di Trump di imporre dazi alla Danimarca se Copenaghen si rifiutasse di intavolare trattative sulla Groenlandia, la Commissione si è detta "pronta a difendere i nostri interessi negli aspetti commerciali e in altri aspetti, se necessario" ma ha bollato la questione come "qualcosa di estremamente teorico su cui non vogliamo dilungarci".

Parigi e Berlino, sole contro Trump?

In Europa, a prendere posizione contro le dichiarazioni di Trump sono state principalmente Berlino e Parigi: "È fuori discussione che l'Ue possa lasciare altre nazioni del mondo, qualunque esse siano, prendere di mira le sue frontiere sovrane", ha detto il ministro francese Jean-Noël Barrot. Quella di Trump è "una forma di imperialismo", denuncia la portavoce del governo francese, Sophie Primas. "L'inviolabilità dei confini vale per ogni paese", ha aggiunto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Hanno invece mantenuto la consegna del silenzio i nuovi vertici europei: l'Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas e il nuovo presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. L'auspicio è che il loro silenzio non sia sintomo dell'impotenza del continente di fronte a una situazione che rischia di aprire una profonda spaccatura anche dentro la Nato. La Danimarca infatti è membro dell'Alleanza Atlantica e nel caso, pur recondito, di un'aggressione si troverebbe in una situazione senza precedenti. Come osserva su X Muriel Domenach, ex ambasciatore francese alla Nato: "L'articolo 4 (del Trattato Nord Atlantico, ndr) non è stato concepito per essere invocato tra alleati, a maggior ragione contro l'azionista di maggioranza, l'alleato americano".

Una minaccia di nome Elon Musk?

Se il primo mandato di Trump è stato un tornado per le relazioni tra le due sponde dell'Atlantico questa volta non c'è solo il tycoon a mettere in discussione i capisaldi dell'alleanza occidentale e del sistema internazionale. Il blocco europeo infatti ha già manifestato il proprio malumore nei confronti degli attacchi e ingerenze dei suoi principali sostenitori, a iniziare da Elon Musk. Da settimane, infatti, il fondatore di Starlink e Tesla usa la sua piattaforma X per intervenire nella campagna elettorale in Germania e nel dibattito pubblico del Regno Unito in aperto sostegno ai leader dei partiti di estrema destra anti-europeisti. Il miliardario sudafricano ha appoggiato il partito Alternativa per la Germania (Afd), ha chiesto il rilascio dell'estremista anti-islamico britannico Tommy Robinson, attualmente in carcere, e ha definito il primo ministro britannico Keir Starmer un "tiranno malvagio che dovrebbe essere in prigione". Nonostante le pressioni di alcuni stati membri e diversi europarlamentari - che lo accusano apertamente di aver messo in piedi "una campagna di destabilizzazione contro la democrazia in Europa" - le divisioni interne all'Ue sembrano aver convinto la Commissione a mantenere un basso profilo nel tentativo di evitare lo scontro diretto.

Sfida esistenziale per l'Ue?

Mentre Trump prepara il suo ritorno, tra gli alleati europei cresce l'allarme. Se in molti ritengono che difficilmente - almeno nel caso delle sue affermazioni più scioccanti - il tycoon passerebbe dalle parole ai fatti, sottolineando che alcune di queste risalgono al suo primo mandato, è pur vero che all'epoca, tuttavia, queste non erano accompagnate dalla minaccia aperta di usare la forza militare, come sembra accadere ora. Il 20 gennaio Trump presterà giuramento sulla Costituzione americana e riprenderà possesso della Casa Bianca. La sua campagna elettorale è stata significativamente sostenuta da Elon Musk, che lo affianca come in tutti gli impegni istituzionali. La sua influenza continua a crescere, come pure la sua ingerenza nelle vicende europee. Accusata di "censura" da Elon Musk, l'Ue avrà bisogno di tutto il suo arsenale legislativo e di una volontà politica condivisa per opporsi e contenere ingerenze e disinformazione online. Ma i leader del vecchio continente sono riluttanti. Il timore è che in caso di uno scontro si trovino ad affrontare la rappresaglia della stessa Casa Bianca.

Il commento

Di Antonio Villafranca, Vice Presidente per la Ricerca dell'ISPI

"Le dichiarazioni di Trump a pochi giorni dall'insediamento sono di certo roboanti. Alcuni leader politici europei si sono fatti sentire soprattutto sul caso Groenlandia su cui però i vertici delle istituzioni Ue hanno preferito tacere o quasi. Non è necessariamente un male perché rincorrere Trump sul piano a lui più congeniale - quello della dichiarazione - difficilmente può aiutare. Ciò che può aiutare è rispondere non con le parole ma coi fatti: l'Ue è disposta a fare di più per la sicurezza e difesa con un nuovo debito comune e/o lasciando maggiori margini di spesa agli stati membri? È pronta a creare una vera e propria industria della difesa e un esercito europeo? E soprattutto: è pronta a parlare con una voce sola all'estero? Trump diventa un problema - se non addirittura una minaccia - se l'Ue continua a perdersi nelle parole".

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