07/10/2025 | News release | Distributed by Public on 07/10/2025 00:24
Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, Vittorio Occorsio, viene ucciso la mattina del 10 luglio 1976 nei pressi della sua abitazione a Roma, mentre si recava in ufficio con la sua auto, una Fiat 125 special, all'incrocio tra via Mogadiscio e via Giuba, nel quartiere Trieste.
Ad esplodere la raffica di mitra letale è il terrorista Pierluigi Concutelli, che lo aspettava in fondo alla strada. La firma del riuscito attentato alla vita del magistrato romano viene rivendicata dal movimento politico di estrema destra Ordine Nuovo, che tramite alcuni volantini sparsi sul luogo della strage sostiene di aver colpito il procuratore Occorsio perché colpevole di aver «servito la dittatura democratica perseguitando i militanti» del movimento.
Il magistrato segue dall'inizio degli Anni di piombo le inchieste sullo stragismo nero, a partire dalla strage di piazza Fontana a Milano del 1969, e i tentati golpe fino al 1973, quando in veste di pubblico ministero chiede ed ottiene lo scioglimento di Ordine Nuovo, reo di rappresentare "una ricostituzione del disciolto partito fascista". Le condanne e le latitanze dei dirigenti del movimento eversivo renderanno Occorsio un obiettivo per le ritorsioni della estrema destra.
All'inizio del 1976, malgrado le minacce subite, il procuratore apre un'altra istruttoria per indagare sulle connessioni tra galassia neofascista, organizzazioni criminali e apparati dello Stato deviati.
Le responsabilità dell'omicidio sono accertate dal sostituto procuratore di Firenze, Pier Luigi Vigna e gli autori materiali sono condannati nel 1977. La tragica serie di eliminazioni di magistrati che gettano luce sul terrorismo politico, iniziata poco più di un mese prima con l'omicidio del giudice Francesco Coco, l'8 giugno, per mano delle Brigate Rosse, troverà una drammatica continuità fino al 1980, con l'uccisione di Mario Amato.