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09/20/2025 | News release | Distributed by Public on 09/20/2025 02:53

Alcuni “incroci” tra Chiesa e operatori della giustizia

Alcuni "incroci" tra Chiesa e operatori della giustizia

20 Settembre 2025
  • di Redazione

"La domanda sul per chi amministrare la giustizia illumina sempre una relazione con quel 'tu', quel 'volto', a cui si deve una risposta: la persona del reo da riabilitare, la vittima con il suo dolore da accompagnare, chi contende su diritti e obblighi, l'operatore della giustizia da responsabilizzare e, in genere, ogni cittadino da educare e sensibilizzare".

Papa Francesco, durante il suo discorso ai membri del Consiglio superiore della magistratura dell'8 aprile 2022, condensa il nucleo pulsante della giustizia umana: la relazione con l'altro, senza la quale è impossibile giudicare, accusare, difendere, e farlo bene.

L'interesse del Pontefice per gli operatori della giustizia - giudici, procuratori, avvocati, amministrativi - si traduce nel primo Giubileo nella storia della Chiesa dedicato a questi professionisti. Sabato 20 settembre sono attese molte persone - visto il numero di adesioni, l'evento è stato spostato in piazza San Pietro - e la giornata culminerà alle 12 con l'udienza di Papa Leone XVI.

Il 20 settembre non è una data casuale. Il Giubileo degli operatori della giustizia, per volontà di Papa Francesco, cade il giorno prima della morte del beato Rosario Livatino, il giudice ucciso dalla mafia nel 1990, a soli 38 anni. Un uomo dal profondo carisma che ha colpito il Pontefice argentino, esemplare "non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l'attualità delle sue riflessioni".

Leone XVI raccoglie il testimone del suo predecessore. Da agostiniano, conosce quello che tra i Padri della Chiesa più si è dedicato alla comprensione delle leggi umane: "Tolta la giustizia, che cosa sono i regni se non grandi bande di ladroni?" è la domanda retorica che pone Sant'Agostino nel trattato De Civitate Dei.

Ma gli incroci tra Giustizia e Chiesa proseguono. "Convertitevi!" è l'urlo che Giovanni Paolo II, nel 1993, fa risuonare nella valle dei Templi di Agrigento, all'indomani delle stragi di mafia che hanno visto cadere anche i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un duro messaggio di condanna contro la "cultura della morte", in una terra nella morsa della criminalità organizzata.

Giovanni XXIII scrive la sua ultima enciclica "Pacem in Terris" (11 aprile 1963) in un'Europa lacerata dalla cortina di ferro e della minaccia nucleare. È in questo complesso quadro che il Pontefice lascia un testamento potente: non ha senso parlare di pace senza un ordine "costruito secondo giustizia". Un invito al riconoscimento dell'altro come soggetto di diritti, atto imprescindibile perché si possa parlare di pace.

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