09/02/2025 | Press release | Distributed by Public on 09/02/2025 04:23
Amnesty International ha chiesto al governo siriano di chiamare a rispondere gli appartenenti alle forze di sicurezza e all'esercito e ai gruppi loro affiliati dell'esecuzione extragiudiziale di decine di uomini e donne appartenenti alla minoranza drusa nella provincia di Suwayda.
L'organizzazione per i diritti umani ha raccolto prove schiaccianti sulle esecuzioni extragiudiziali di persone druse commesse nella provincia di Suwayda il 15 e il 16 luglio da parte delle forze governative e di gruppi loro affiliati. Queste prove comprendono video di uomini armati in uniforme dell'esercito e delle forze di sicurezza, in alcuni casi con distintivi ufficiali, mentre uccidono persone disarmate all'interno di abitazioni, in una piazza, in una scuola e in un ospedale.
Il 31 luglio il ministro della Giustizia ha istituito una commissione per indagare su quanto accaduto e chiamare a risponderne i responsabili.
"Quando le forze di sicurezza o l'esercito uccidono deliberatamente e illegalmente una persona, o quando lo fanno gruppi affiliati con la complicità o l'acquiescenza del governo, si tratta di un'esecuzione extragiudiziale, un crimine di diritto internazionale. Il governo siriano deve indagare immediatamente e in modo indipendente, imparziale e trasparente su queste esecuzioni e chiamare a risponderne i responsabili mediante procedimenti equi in cui non sia prevista la pena di morte", ha dichiarato Diana Semaan, ricercatrice di Amnesty International sulla Siria.
"Le orribili violazioni dei diritti umani verificatesi nella provincia di Suwayda sono un ulteriore triste monito sulle conseguenze mortali dell'impunità per le uccisioni settarie in Siria: questa impunità ha incentivato le forze governative e i gruppi loro affiliati ad agire senza timore di doverne rispondere. Dopo le uccisioni illegali di centinaia di civili appartenenti alla minoranza alauita e la continua mancanza di giustizia, la violenza contro un'ulteriore minoranza, stavolta quella drusa, ha devastato un'altra comunità, ha aperto la strada a nuovi disordini e ha minato la fiducia nella volontà del governo di fornire verità, giustizia e riparazione a tutte le persone che, in Siria, hanno subito decenni di crimini di diritto internazionale e altre violazioni dei diritti umani", ha proseguito Semaan.
Tra l'11 e il 12 luglio, nel sud della Siria, la crescente tensione tra gruppi armati drusi e combattenti delle tribù beduine è sfociata in scontro aperto. Secondo le dichiarazioni ufficiali, il 15 luglio le forze governative sono entrate nella città di Suwayda per "ripristinare la stabilità" e hanno imposto il coprifuoco. Il giorno stesso Israele ha lanciato attacchi aerei contro veicoli militari siriani, uccidendo almeno 15 appartenenti alle forze governative. Le notizie di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze governative e da gruppi loro affiliati hanno rinfocolato gli scontri coi gruppi armati drusi in un crescendo di violenza, terminata col ritiro delle forze governative la notte del 16 luglio.
Amnesty International ha documentato le deliberate uccisioni, il 15 e il 16 luglio, di 44 uomini e due donne della minoranza drusa e la simulazione di esecuzione di due persone anziane. Le uccisioni hanno avuto luogo in una piazza, all'interno di abitazioni, in un ospedale e in una sala per cerimonie della provincia di Suwayda.
In quegli stessi giorni, uomini armati gridavano slogan contro la comunità drusa e sottoponevano i suoi fedeli a trattamenti umilianti come la rasatura dei baffi a mustacchio, che hanno un importante valore culturale.
Amnesty International ha intervistato 13 persone residenti a Suwayda e due persone originarie della città e che vivono all'estero. Otto delle 15 persone intervistate hanno avuto familiari uccisi: una di esse ha assistito direttamente all'uccisione di un familiare, un'altra all'uccisione di un gruppo di persone. Cinque delle persone intervistate hanno ritrovato corpi di loro familiari e di altre persone in luoghi di sepoltura. I genitori di un'altra sono stati sottoposti a una simulazione di esecuzione. Infine, due delle persone intervistate sono state minacciate, insieme alle loro famiglie, con le armi puntate contro mentre uomini in uniforme perquisivano la loro abitazione.
L'Evidence Lab, il team di esperti in indagini digitali di Amnesty International, ha verificato 22 video e fotografie ricevute dai ricercatori dell'organizzazione per i diritti umani o pubblicate sui social media tra il 15 luglio e il 10 agosto e ha condotto un'analisi sulle armi usate. Amnesty International ha inoltre raccolto resoconti di testimoni oculari e di familiari di persone che hanno visto uccidere i loro cari o i cui corpi erano visibili nei video. Infine, l'organizzazione ha esaminato video girati e fotografie scattate a Suwayda o nei suoi dintorni tra il 14 e il 17 luglio 2025 e pubblicati dagli organi d'informazione nelle loro analisi sugli attori armati presenti in quella zona.
Amnesty International ha anche ricevuto informazioni attendibili, sulle quali sta indagando, circa rapimenti commessi da gruppi armati drusi e combattenti delle tribù beduine tra il 17 e il 19 luglio.
Il 12 agosto l'organizzazione per i diritti umani ha scritto ai ministri siriani dell'Interno e della Difesa, trasmettendo loro le conclusioni preliminari delle sue ricerche e chiedendo a che punto fossero le indagini, comprese quelle sul ruolo avuto dalle forze statali, quali fossero le iniziative assunte per accertare le responsabilità di quanto accaduto e che misure fossero state prese prima, durante e dopo gli scontri per proteggere la popolazione civile. Fino a questo momento, non è stata ricevuta alcuna risposta.
Le 46 esecuzioni extragiudiziali documentate da Amnesty International sono state commesse a Suwayda o nei suoi dintorni, il 15 e il 16 luglio, dopo che le forze governative erano entrate in città e avevano dichiarato il coprifuoco e prima del loro ritiro.
Il 22 luglio il ministro della Difesa ha dichiarato di essere a conoscenza che "nella città di Suwayda ci sono state gravi e scioccanti violazioni commesse da un gruppo sconosciuto [nostra enfasi] che indossava uniformi militari".
Due mesi prima, il 23 maggio, lo stesso ministro della Difesa aveva annunciato che i principali gruppi armati precedentemente operanti in Siria erano stati integrati nelle forze armate e che ai restanti gruppi minori erano stati dati dieci giorni di tempo per adeguarsi: in caso contrario, sarebbero stati presi duri provvedimenti.
Secondo le prove raccolte da Amnesty International, gli uomini coinvolti nelle esecuzioni extragiudiziali indossavano vari tipi di abbigliamento: uniformi militari identificabili dai colori beige o verde oliva delle mimetiche, abiti civili con sopra giubbotti militari, uniformi di colore nero compatibili con quelle indossate dalle forze di sicurezza, in alcuni casi con l'emblema "Sicurezza generale".
La maggior parte degli uomini in uniforme militare o della sicurezza visibili nei video e nelle fotografie verificati da Amnesty International non indossava emblemi identificabili. Tuttavia, l'organizzazione per i diritti umani ha verificato video in cui appaiono uomini armati in uniforme, privi di emblemi ma a bordo di camion su cui è molto visibile il logo del ministero dell'Interno, nonché uomini armati che indossano varie uniformi, alcune con e alcune senza emblemi governativi chiaramente visibili, che agiscono congiuntamente subito dopo un'esecuzione avvenuta all'interno dell'ospedale nazionale.
Su almeno quattro uomini in uniformi militari, che appaiono in video verificati da Amnesty International, è visibile la pezza con la dichiarazione di fede islamica, un simbolo comunemente associato allo Stato islamico. Tuttavia, questo gruppo armato non ha rivendicato né ha commentato gli attacchi nella provincia di Suwayda. Tre dei quattro uomini, uno dei quali indossa un'uniforme nera, sono ripresi in un video insieme alle forze di sicurezza siriane.
Amnesty International ha anche individuato due fotografie, scattate a gennaio e a maggio del 2025, in cui membri delle forze armate e delle forze di sicurezza siriane portano la stessa pezza.
"Invece di temere di essere portati di fronte alla giustizia, uomini che indossavano uniformi dell'esercito e delle forze di sicurezza e altri soggetti a loro associati si sono ripresi a vicenda mentre uccidevano persone. È davvero fondamentale un'indagine indipendente e imparziale per identificare gli autori delle uccisioni, chiamarli a risponderne e affrontare il problema dell'impunità", ha sottolineato Semaan.
Video verificati dall'Evidence Lab di Amnesty International mostrano uomini in uniforme militare uccidere a colpi d'arma da fuoco almeno 12 uomini: uno in una scuola, otto in una piazza e tre all'interno di un'abitazione. Per accertare l'identità delle vittime, l'organizzazione per i diritti umani ha intervistato parenti stretti delle vittime e abitanti del luogo.
In un video, almeno otto uomini in uniforme armati con fucili di tipo Ak si trovano all'interno di un'abitazione. Sparano a tre uomini della famiglia al-Arnous mentre li costringono a lanciarsi nel vuoto da un terrazzo. Un loro familiare ha raccontato che l'episodio è avvenuto il 16 luglio e che un quarto membro della famiglia, Bashar al-Arnous (che non compare nel video) è stato ucciso lo stesso giorno. Il suo corpo è stato ritrovato con tre colpi d'arma da fuoco al petto, alla testa e allo stomaco intorno alle 12, lontano dai corpi dei suoi figli e di un nipote. L'abitazione è situata a circa 150 metri dalla sede della Polizia militare, di cui le forze governative avevano assunto il controllo una volta entrate a Suwayda il 15 luglio.
Amnesty International ha documentato l'esecuzione di otto uomini in piazza Tishreen (nota anche come piazza Khaldoun Zeinedine). Un video verificato girato da uno degli autori mostra otto uomini in abiti civili circondati da uomini armati. Gli otto vengono scortati lungo una strada che sbuca nella piazza da almeno 12 uomini armati che hanno fucili di tipo Ak e che indossano uniformi militari con vari emblemi ed equipaggiamenti tattici. Uno di loro indossa un'uniforme nera.
In altri due video, una volta giunti in piazza Tishreen, gli otto uomini vengono fatti inginocchiare con le mani dietro la nuca. Un uomo urla loro qualcosa prima di aprire il fuoco. Si sentono costantemente più spari per oltre 15 secondi. Un testimone ha dichiarato ad Amnesty International di aver visto, tra le 6 e le 7 del 16 luglio, uomini armati sparare a persone inginocchiate a terra nella piazza. L'organizzazione per i diritti umani ha verificato altri video che confermano la testimonianza, nei quali si vedono forze governative e gruppi loro affiliati aggirarsi il 16 luglio nella piazza e nei suoi dintorni.
In un altro video verificato si vede un uomo in abiti civili seduto all'ingresso di una scuola del villaggio di Tha'la, situato nell'entroterra di Suwayda, mentre viene interrogato da tre uomini armati in uniforme militare muniti di fucili di tipo AK, almeno uno dei quali un Akm. Gli chiedono "Sei musulmano o druso?" L'uomo risponde che è siriano. Glielo chiedono una seconda volta e questa volta risponde "Druso". Gli sparano. Tre abitanti del villaggio di Tha'la hanno riferito ad Amnesty International che l'esecuzione è avvenuta il 15 luglio e che gli uomini in varie uniformi, comprese quelle nere della Sicurezza generale, erano entrati nel villaggio con carri armati ed altra artiglieria pesante poche ore prima.
Una donna ha raccontato ad Amnesty International che i suoi due fratelli, un nipote e altri quattro uomini che si trovavano con loro sono stati uccisi il 16 luglio intorno alle 17.30 in un'abitazione nei pressi dell'ospedale nazionale. Lei e altre famiglie pensavano che, essendo civili, sarebbero state al sicuro nonostante il giorno prima i carri armati avessero costantemente fatto avanti e indietro nel quartiere. Poi, tre uomini armati che indossavano uniformi militari beige hanno bussato alla porta:
"Uno di loro ha detto 'Aprite, siete al sicuro'. Mio fratello ha aperto subito la porta e gli ha dato il benvenuto. Hanno iniziato a perquisire casa per poi portare gli uomini in un palazzo in costruzione accanto al nostro. Poi ho sentito gli spari. Mi sono affacciata dalla porta. Ho visto due dei tre soldati. Uno di loro si è mosso verso di me e ha sparato nella mia direzione. Il giorno dopo, quando le forze governative sono andate via, siamo stati svegliati da urla di disperazione. I nostri vicini avevano trovato i quattro corpi nel palazzo accanto. Uccisi a sangue freddo".
Sempre il 16 luglio, in un'abitazione di piazza Tishreen, uomini armati che indossavano uniformi militari hanno sparato a un uomo di 70 anni in una sedia a rotelle e a due suoi parenti.
Un padre, che aveva deciso di trasferire la famiglia nell'entroterra poiché c'erano sempre più voci di uccisioni di drusi, ha raccontato che durante il viaggio i suoi tre figli e tre dei suoi nipoti sono stati uccisi a un posto di blocco sorvegliato da due uomini in uniforme nera. Lui e sua moglie erano su una prima vettura, gli altri li seguivano su una seconda automobile:
"Le forze di sicurezza mi hanno chiesto se la vettura dietro fosse con me. Ho risposto di sì. I due uomini si sono avvicinati all'auto guidata da uno dei miei figli. Vedevo la scena dallo specchietto retrovisore. Mio figlio ha sorriso e li ha salutati dicendo salam aalykom [la pace sia con voi]. Uno dei due ha fatto un passo indietro, ha ricambiato il saluto e improvvisamente ha aperto il fuoco. Così, di colpo. L'altro ha iniziato a sua volta a sparare. Quello che mi sconvolge maggiormente è aver visto il corpo di mio figlio muoversi come se danzasse mentre lo crivellavano di colpi".
Amnesty International ha verificato le immagini riprese dopo l'accaduto, che mostrano una berlina coi finestrini in frantumi e almeno 60 punti d'impatto dei proiettili esplosi da due diverse angolature.
Amnesty International ha documentato l'uccisione di un operatore sanitario all'interno dell'ospedale nazionale di Suwayda, ad opera di uomini armati in uniformi militari. Erano presenti altri uomini armati e un membro della Sicurezza generale.
Le immagini verificate delle telecamere a circuito chiuso del 16 luglio mostrano oltre 15 uomini armati all'entrata dell'ospedale: 12 indossano uniformi militari, su due delle quali c'è la toppa con la dichiarazione di fede islamica; tre di loro indossano l'uniforme della Sicurezza generale e tre sono in abiti civili.
In un video con la dicitura stampata 16 luglio ore 15,24 si vedono sette uomini armati, alcuni dei quali già apparsi nelle immagini precedenti, compreso quello che indossa l'uniforme della Sicurezza nazionale e uno dei due con la toppa della dichiarazione di fede islamica, entrare nell'edificio. Radunano almeno 38 persone, la maggior parte delle quali indossano camici medici. Li obbligano a inginocchiarsi con le mani in alto.
Un operatore sanitario, Mohamed Rafiq al-Bahsas, cerca di discutere con gli uomini armati ma, a quanto pare, su ordine dell'uomo in uniforme nera, viene allontanato, colpito al capo e gettato a terra per poi essere circondato da uomini armati. Supplica di risparmiargli la vita con le mani in alto. Un uomo armato in uniforme militare impugna un fucile e gli spara due volte da distanza ravvicinata. Arriva un terzo uomo, sempre in uniforme militare, ed esplode un terzo colpo con una pistola. Ventisette secondi dopo un ulteriore uomo armato in uniforme militare trascina via il corpo di al-Bahsas.