07/24/2025 | Press release | Distributed by Public on 07/24/2025 04:39
Ieri al Palazzo della Pace è stata scritta una pagina di storia: per la prima volta in assoluto, la Corte internazionale di giustizia ha chiarito i doveri di diligenza dei Paesi nella protezione del sistema climatico terrestre. La Corte ha, inoltre, affermato che anche le comunità e gli ecosistemi devono essere tutelati e che i danni nei loro confronti generano obblighi di ripristino o risarcimento. Secondo il WWF, si tratta di un importante segnale di speranza per le popolazioni più vulnerabili e per tutti gli ecosistemi e le specie del pianeta.
La Corte internazionale di giustizia ha riconosciuto chiari obblighi a carico degli Stati di evitare gli impatti delle emissioni di gas serra sul sistema climatico e sulla natura, affermando il legame essenziale tra ecosistemi sani e stabilità climatica, un elemento centrale che il WWF aveva sottolineato nella sua memoria alla Corte.
"La chiarezza giuridica che il mondo stava aspettando"
Il parere consultivo, pur non essendo vincolante, rappresenta una pronuncia dal forte valore giuridico e morale e fornisce parametri fondamentali per l'interpretazione delle responsabilità legali degli Stati.
Manuel Pulgar-Vidal, Responsabile Globale per il Clima e l'Energia del WWF e presidente della COP20, ha dichiarato: "Questa decisione fornisce la chiarezza giuridica che il mondo stava aspettando. La Corte ha giustamente riconosciuto che il cambiamento climatico è una preoccupazione comune dell'umanità e che un ambiente sano è alla base della salute e del benessere delle persone. Questo parere consultivo potrebbe avere implicazioni di vasta portata per le decisioni nazionali e le future azioni legali volte ad esigere dagli Stati l'adempimento dei propri obblighi in materia di clima, nonché a garantire l'integrità della natura e degli ecosistemi".
Un coinvolgimento senza precedenti
Il parere consultivo rappresenta l'atto conclusivo di un percorso giuridico straordinario, iniziato con gli studenti di giurisprudenza delle isole del Pacifico. Nonostante contribuiscano per meno dello 0,01% alle emissioni globali, Paesi come Vanuatu e Tuvalu devono affrontare minacce crescenti dovute all'innalzamento del livello del mare. Sotto la guida del Vanuatu, e grazie all'iniziativa dagli studenti, 132 Stati hanno chiesto alla Corte internazionale di giustizia di chiarire: quali sono gli obblighi degli Stati nella protezione del clima dalle emissioni di gas serra? E quali sono le conseguenze giuridiche del mancato intervento? Il caso ha generato un coinvolgimento senza precedenti: 91 memorie scritte, la più alta partecipazione nella storia della Corte internazionale di giustizia. Il parere consultivo è lungo 133 pagine e il presidente della Corte ha impiegato due ore per leggerlo.
La memoria del WWF
Fernanda de Carvalho, Responsabile della Politica globale sul clima e l'energia del WWF, ha dichiarato: "Il parere invia un chiaro segnale ai governi e alle imprese: l'azione per il clima deve essere globale e incentrata sulla protezione della natura e degli ecosistemi. Questo parere consultivo fa luce sulle responsabilità degli Stati nella tutela del sistema climatico e dell'ambiente, proprio mentre sono minacciati".
Nella sua memoria presentata alla Corte, il WWF ha sottolineato il legame inscindibile tra cambiamento climatico e perdita di biodiversità. La natura rallenta il riscaldamento globale, assorbendo circa la metà delle nostre emissioni. Eppure, proprio questi ecosistemi sono oggi gravemente minacciati proprio dalla crisi climatica che contribuiscono a mitigare. Il WWF ha sostenuto che la natura non solo è sottoposta alle minacce dal cambiamento climatico, ma è anche essenziale per affrontarlo.
Verso la COP30
Il parere della Corte internazionale di giustizia arriva mentre il mondo si prepara alla COP30 in Brasile. Questo nuovo quadro interpretativo delle obbligazioni giuridiche degli Stati potrà contribuire a orientare risposte più efficaci e integrate alla crisi planetaria.
"Esortiamo i governi a rivedere sin da subito i loro piani nazionali sul clima, ben prima della COP30, in modo da poter mettere il mondo sulla strada giusta per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Dobbiamo cogliere questo momento per fare meglio e proteggere le persone e il pianeta", ha concluso Pulgar-Vidal.