AGCI - Associazione Generale Cooperative Italiane

07/28/2025 | Press release | Distributed by Public on 07/28/2025 04:21

Da AGCI Emilia-Romagna una storia di successo: “Società Dolce”, la cooperativa nata dall’idea di cambiare il sistema economico, sociale e promuovere una società più equa ed[...]

Intervista al presidente Pietro Segata

Come nasce la cooperativa sociale "Società Dolce" e perché si chiama così?

Correva l'anno 1988, quando io, con altri ragazzi, amici e coetanei, decidemmo di dar vita alla cooperativa. Nacque per promuovere l'occupazione giovanile e realizzare il sogno di una società più giusta e solidale, senza diseguaglianze, incentivare equità e offrire servizi per migliorare le condizioni di vita delle persone più fragili e in difficoltà.

Il nome Società Dolce trae origine da Proudhon, filosofo, economista, sociologo, saggista, uno dei rappresentati più importanti del "socialismo utopistico", convinto sostenitore dell'autogestione operaia della produzione. All'epoca militavo nel PSI e abbandonai Marx per sposare Proudhon e la sua idea di società inclusiva, aperta, in un sistema economico in cui i lavoratori possiedono e controllano i mezzi di produzione, scambiando beni e servizi sulla base di contratti reciproci e mutualistici, senza sfruttamento.

Come si è approcciato al mondo della cooperazione e qual è il suo percorso professionale?

La scelta di fondare una cooperativa nasce dalla mia esperienza politica, in un percorso in cui il capitale era il lavoro ed essa rappresentava l'unica forma che permetteva di portare avanti un'idea di questo tipo, pur nella scarsa consapevolezza di noi ragazzi per il movimento cooperativo. Col passar degli anni, abbiamo conosciuto diverse esperienze imprenditoriali in forma cooperativa, che ci hanno consentito di crescere, migliorando le nostre visioni strategiche.

Cosa vuol dire per lei cooperare e fare cooperazione sociale in una regione che possiamo definire la patria della cooperazione?

Per me "cooperare" è un progetto politico imprenditoriale. La mia speranza è sempre stata quella di coinvolgere la società civile, attraverso la partecipazione alle nostre attività. La cooperazione sociale coniuga sostanzialmente persone motivate ad un'azione comune per migliorare la società, con un modello di impresa. E questa è da sempre una peculiarità della nostra terra, l'Emilia-Romagna.

Parliamo di numeri. A lavorare in Società Dolce sono circa 4mila persone. In quali attività sono impegnate?

Nel 2024, Società Dolce ha contato 3.777 lavoratrici e lavoratori, circa 500 collaboratori, 990 soci, con un 83% di donne e ha realizzato un fatturato annuo di 127 milioni di euro. Siamo cresciuti dell'8% rispetto all'anno precedente. La centralità della persona, la promozione dello sviluppo locale, la competenza, l'innovazione, la gestione democratica e partecipata, il rispetto e la cura dell'ambiente, la trasparenza, sono i valori su cui poggia Società Dolce. Negli anni, attraverso attività che rispondono ai bisogni delle comunità in cui operiamo, abbiamo sviluppato servizi che vanno dall'infanzia, ai minori, dagli anziani, alla disabilità, dall'accoglienza, ai servizi sanitari e gli obiettivi raggiunti sono andati ben al di là delle nostre aspettative iniziali.

Com'è cambiato il modo di fare welfare nel tempo? Quali sono le difficoltà che si riscontrano nel fare impresa sociale?

In senso positivo, le cooperative sociali sono realtà sussidiarie fortemente integrate con il sistema pubblico. Si è passati da un welfare-mix ad un welfare comunitario, dove il Terzo settore è il vero protagonista e laddove non investe il pubblico, investiamo noi attraverso un'azione sussidiaria. Questo è l'aspetto positivo. Di contro, c'è la complessità di un sistema in cui la spesa sociale si contrae e le possibilità delle famiglie sono sempre più limitate, con una concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Le difficoltà del ceto medio ad accedere alle prestazioni sanitarie e assistenziali sono purtroppo sempre più evidenti e l'esigenza di oggi non è tanto d'intervenire sull'offerta dei servizi, quanto sulla domanda.

Ci può raccontare un aneddoto, una storia positiva legata alla cooperativa?

Le belle storie sono tantissime, ne incontriamo ogni giorno. La prima che mi viene in mente è legata alle motivazioni dei soci e delle socie che vanno in pensione e chiedono di mantenere l'associamento alla cooperativa. Siamo e restiamo una grande famiglia.

Oggi si parla molto di inclusione sociale. La sua cooperativa è inclusiva, il mondo in cui viviamo è inclusivo o c'è ancora da fare?

Il mondo in cui viviamo è sempre meno inclusivo. Dovremmo essere un po' più proattivi, non tanto come singola realtà, ma come movimento cooperativo.

Bilancio 2024: la cooperativa bolognese continua a crescere. Quali sono i dati emersi?

Il 2024 è stato l'anno più complesso dopo quello del Covid, perché sono terminati i sostegni emergenziali, in un contesto di aumenti rapidi dei costi energetici e dei prezzi, un'inflazione a doppia cifra già nel 2022 che ha fatto volare i tassi di sconto della Bce, a cui si è aggiunto il rinnovo contrattuale per le lavoratrici e i lavoratori della cooperazione sociale. Quest'ultimo ha portato cambiamenti importanti: è stata introdotta la quattordicesima, raddoppiato il contributo per l'assistenza sanitaria integrativa con un piano che duplica la propria efficacia e permette di estenderla ai familiari, è avanzato il livello d'inquadramento dell'educatore e c'è stato un adeguamento del minimo conglobato lordo di circa il 12%, affinché i lavoratori e le lavoratrici recuperino la capacità di acquisto. Sono scelte che hanno pesato sulla cooperativa per circa 5 milioni di euro. Tutte azioni necessarie e doverose, anche per rendere più attrattive le professioni del sociale tra i giovani, che disertano il lavoro di cura, un tempo ambito.

Progetti per il futuro?

Crescere e promuovere iniziative anche sulla domanda di servizi, mantenendo un'offerta appropriata per la continuità assistenziale, sociosanitaria ed educativa, facendo crescere i nostri lavoratori, ai quali lo scorso anno abbiamo concesso 9.967 ore di diritto allo studio e 55.870 ore di formazione retribuita, offrendo loro interessanti opportunità di crescita e di carriera.

Per Emanuele Monaci, presidente di AGCI Emilia-Romagna:

"Ho partecipato con grande interesse alla presentazione del Bilancio della Società Dolce 2024, che ha avuto luogo durante l'Assemblea di soci. Un Bilancio che vede la cooperativa sociale bolognese, nostra associata, sempre più protagonista in ambito socioeconomico, continuando a migliorare la propria marginalità. I risultati dimostrati, infatti, la collocano tra le prime dieci cooperative sociali in Italia.

Le cooperative sociali, come Società Dolce, rappresentano un modello imprenditoriale che coniuga creatività e cambiamento per rispondere ai bisogni emergenti della comunità. Come ogni impresa sociale, dimostra una capacità di innovare che non si limita all'erogazione dei servizi, ma si estende alla progettazione di soluzioni che generano inclusione sociale e occupazione. Inoltre è proattiva, promuovendo iniziative che anticipano le trasformazioni sociali e creano reti di solidarietà attraverso la partecipazione attiva dei cittadini".

RIQUADRO CHI È PIERRE JOSEPH PROUDHON:

Proudhon ha rappresentato un punto di riferimento soprattutto per le future organizzazioni di cooperative. Tra le sue idee innovative va ripresa senza dubbio l'idea dell'istituzione di una Banca di scambio dove la moneta è sostituita da "buoni di circolazione" emessi dalla banca e garantiti dai prodotti degli aderenti alla banca. Il suo pensiero fu costantemente richiamato dal sindacalismo francese degli anni Sessanta. Interessante il suo costante richiamo al rispetto della dignità umana in qualsiasi persona e in qualsiasi circostanza esse si trovi compromessa.

Il concetto di "Società Aperta" di Proudhon.

Proudhon proponeva un sistema economico in cui i lavoratori possiedono e controllano i mezzi di produzione, scambiando beni e servizi sulla base di contratti reciproci e mutualistici, senza sfruttamento. La società aperta di Proudhon si basa sull'autogestione dei lavoratori, che si organizzano in associazioni e federazioni per gestire la produzione e lo scambio.

I rapporti tra individui e gruppi nella società aperta sono regolati da contratti liberamente scelti, piuttosto che da leggi imposte dallo Stato. La società aperta si basa sull'idea del bene comune, raggiunto attraverso la cooperazione e la reciprocità, piuttosto che attraverso la competizione e l'interesse individuale.

Il pensiero di Proudhon si colloca nel filone del socialismo libertario, che mira a creare una società libera e giusta senza ricorrere alla violenza o all'autorità dello Stato.

In sintesi, la società aperta di Proudhon rappresenta un modello di organizzazione sociale basato sulla cooperazione, l'autogestione e la libertà individuale, in cui i lavoratori detengono il controllo dei mezzi di produzione e i rapporti sono regolati da contratti liberamente scelti.

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