12/11/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/11/2025 11:08
Mercoledì, la nave petroliera "Skipper" del Venezuela è stata attaccata e sequestrata dagli Stati Uniti d'America mentre si trovava al largo delle coste del paese sudamericano. L'annuncio del successo dell'operazione militare è stato dato dal presidente USA Donald Trump, che negli ultimi quattro mesi ha messo alle corde il regime del leader venezuelano Nicolas Maduro, mentre la procuratrice generale degli USA, Pam Bondi, ha diffuso su X un video dell'attacco, in cui non sembrerebbero esserci vittime. Bondi ha precisato che la petroliera era sotto sanzioni USA da anni a causa del suo coinvolgimento in una "rete illegale di trasporto del petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere". Secondo Washington, la nave trasportava petrolio dal Venezuela e dall'Iran, e Trump ha specificato che si tratta della "più grande petroliera mai sequestrata". Caracas ha denunciato come il sequestro costituisca "un furto e un atto di pirateria internazionale", sottolineando come l'episodio mostri il vero obiettivo dei prolungati attacchi statunitensi al Venezuela, ovvero le sue risorse naturali, in particolare il petrolio. Da mesi, gli USA pattugliano le acque al largo del Venezuela in quello che è il più grande dispiegamento di navi americane nel Mar dei Caraibi dalla crisi dei missili di Cuba del 1962. Una delle ragioni sostenute da Washington è la guerra al narcotraffico che parte dal paese sudamericano e il cui cosiddetto "Cartel de los Soles" sarebbe controllato proprio dal presidente Maduro. Nel frattempo, la leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado è comparsa a Oslo, dove si è recata per ritirare il Nobel per la Pace.
Il sequestro della petroliera venezuelana arriva al culmine di quattro mesi di "guerra al narcotraffico", in cui gli USA hanno ammazzato almeno 83 persone in quelle che le Nazioni Unite chiamano esecuzioni extragiudiziali. Secondo l'amministrazione Trump, Maduro sarebbe a capo del cartello del narcotraffico "de los Soles", che però non esiste come organizzazione nel senso tradizionale, quanto piuttosto come un insieme di reti criminali che garantirebbero il mantenimento del potere al leader venezuelano, sulla cui testa è stata posta una taglia da 50 milioni di dollari. Tuttavia, gli USA non hanno prodotto prove in tal senso e da fine novembre il cartello è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. Questa designazione potrebbe segnare un punto di svolta, poiché legittimerebbe un intervento militare statunitense in Venezuela, ipotesi spesso ventilata da Trump. L'obiettivo dell'amministrazione USA sembra essere, piuttosto, il rovesciamento del regime di Maduro, che nel 2013 successe a Hugo Chavez. Nello schema regionale del narcotraffico, infatti, il Venezuela non è un grosso produttore quanto piuttosto un paese di transito. Tuttavia, rispetto ai paesi sudamericani sull'oceano Pacifico come Ecuador e Perù, ha un ruolo secondario. Sebbene Trump abbia giustificato gli attacchi contro imbarcazioni provenienti dal Venezuela poiché "piene di fentanyl", non sono mai state fornite prove e gli unici sopravvissuti agli attacchi non sono stati perseguiti legalmente.
Quando nel 1823 il presidente USA James Monroe dichiarava che l'emisfero occidentale sarebbe rimasto off-limits da progetti colonialistici europei non stava solo enunciando un principio di mutua non interferenza negli affari interni regionali con gli europei, bensì un nuovo corso della politica estera statunitense riassumibile con lo slogan "l'America agli americani". Questo corso sarebbe diventato particolarmente aggressivo nel corso della Guerra fredda, quando diverse amministrazioni USA attaccarono più o meno apertamente molti governi sudamericani, anche quando risultati da elezioni democratiche, appoggiando colpi di stato, commissionando omicidi extragiudiziali, e sovvenzionando gruppi ribelli e dissidenti. Riferimenti indiretti alla Dottrina Monroe sono presenti anche nella National Security Strategy pubblicata lo scorso novembre, in cui Washington parla di "proteggere il nostro Emisfero" contro influenze straniere, dando una dimensione internazionale alla politica "America First" con cui gli USA cercano di limitare il ruolo commerciale della Cina nelle regioni sotto la propria influenza, tra cui appunto l'America latina. L'aggressività di Trump nei confronti del regime di Maduro sembra quindi seguire questo schema che, come in passato, parte dall'assunto di voler sostenere le libertà politiche della popolazione locale ma che punta a consolidare interessi geoeconomici strategici, considerato che il Venezuela è il più grande produttore di petrolio della regione. Una risorsa che, grazie alla nazionalizzazione, ha per anni finanziato il regime repressivo di Nicolas Maduro, che ieri durante un rally di suoi sostenitori si è rivolto direttamente ai cittadini statunitensi canticchiando "don't worry, be happy!"
Nel frattempo, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, a Oslo, la leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado faceva la sua prima comparsa pubblica dallo scorso gennaio. Nella capitale della Norvegia Machado si è recata di nascosto dalle autorità venezuelane, che la accusano di incitamento all'odio e cospirazione, con l'obiettivo di ritirare il premio Nobel per la Pace che l'è stato conferito lo scorso ottobre. A gennaio, Machado era stata brevemente arrestata prima di entrare in clandestinità . La sua prima comparsa pubblica da allora è avvenuta nella notte, dalla stanza del Grand Hotel di Oslo, con la folla che urlava il suo nome. Sebbene sia stata insignita del Nobel, Machado è un personaggio controverso: ha avuto il merito di aver unito l'opposizione venezuelana, che avrebbe vinto alle elezioni presidenziali del 2024, salvo i brogli attribuiti al regime, ma è altresì una sostenitrice della "massima pressione" e di un intervento militare in Venezuela e ha plaudito le operazioni della marina statunitense dei presunti narcotrafficanti. Quando vinse il Nobel, lo dedicò a Trump, che per settimane pretese di ricevere il premio. Ha inoltre sostenuto la teoria, non verificata, secondo cui Maduro interferì nelle elezioni statunitensi. Vicina a molte posizioni dell'estrema destra internazionale, politicamente si inserisce nel campo dei conservatori. La presidente del Consiglio norvegese per la Pace Eline Lorentzen sostiene come le posizioni di Machado a favore della massima pressione e dell'intervento esterno contro Maduro siano in contraddizione con i principi di invito al dialogo e della promozione di una transizione non violenta che avevano sin qui contraddistinto i vincitori del Nobel per la Pace.
Il commento
Di Gianluca Pastori, ISPI Senior Associate Research Fellow
"Il sequestro della petroliera venezuelana Skipper da parte delle autorità statunitensi segna un nuovo punto di crisi fra Washington e Caracas. Da diverse settimane, gli USA stanno mettendo sotto pressione il governo di Nicolás Maduro, nel tentativo di provocarne la caduta. Dietro la vicenda si può, tuttavia, leggere anche altro. Da una parte, il modo di agire dell'amministrazione conferma l'enfasi della politica trumpiana sull'ostentazione 'muscolare' della potenza. Dall'altra, conferma la volontà di Washington di usare il 'grosso bastone' per ribadire la sua centralità negli affari dell'emisfero occidentale. Una 'Dottrina Donroe' che era stata in qualche modo anticipata all'epoca dell'insediamento e che nei mesi successivi ha trovato modo di esprimersi nei rapporti con molti Stati latino-americani. Apparentemente, una conferma di come, oggi, la politica USA guardi agli affari internazionali da una prospettiva 'neo-imperiale', che legittimerebbe le potenze egemoni a svolgere una sorta di azione di tutela sulle rispettive sfere di influenza, al fine di difendere e promuovere i propri interessi".