09/26/2025 | News release | Distributed by Public on 09/26/2025 03:39
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Il nuovo numero speciale di Spirito Artigiano, dedicato a Match Point 2025, raccoglie e intreccia le voci, le riflessioni e le analisi emerse durante l'evento di Alta Formazione organizzato da Confartigianato l'8 e 9 settembre.
In un contesto segnato dalla "normalità del disordine", tra stabilità apparente e instabilità profonda, si delinea un mosaico di contributi che mette a fuoco le sfide e le risorse di un'economia che vuole restare ancorata al valore artigiano, senza rinunciare al cambiamento e alla visione del futuro.
La Fondazione Germozzi apre il numero con un'introduzione che dà il tono a tutto il lavoro: viviamo in un'epoca segnata da caos e frammentazione, ma proprio per questo l'impresa artigiana - radicata nella concretezza del quotidiano - può diventare una bussola per ritrovare senso, cultura e coesione sociale. Non è solo economia, ma anche responsabilità sociale e visione.
Sara Lena e Francesco Maietta (Censis) portano i dati del 5° Radar Artigiano, che mostrano come il "valore artigiano" si sia ormai esteso ben oltre i confini formali dell'impresa iscritta all'Albo. Più della metà delle imprese non artigiane si riconoscono nei principi dell'artigianato, e chiedono che la legge li riconosca. C'è però una tensione tra innovazione e identità: aprire troppo rischia di snaturare l'essenza artigiana, ma chiudersi significherebbe restare indietro.
Il sociologo Mauro Magatti si concentra sul rapporto tra giovani e lavoro. Oggi molti ragazzi vivono un senso di smarrimento: il lavoro c'è, ma non dà senso né stabilità. L'artigianato, però, ha ancora qualcosa da dire, perché unisce concretezza e relazioni, autonomia e identità. Può diventare un'alternativa credibile, se però abbandona l'idea nostalgica del "si stava meglio prima" e si apre davvero al cambiamento.
Enrico Quintavalle, responsabile Ufficio Studi di Confartigianato, traccia lo scenario macroeconomico e geopolitico: l'ordine globale è instabile, le crisi si moltiplicano, e l'Europa sembra bloccata tra due giganti - USA e Cina. Il Made in Italy soffre, le catene di approvvigionamento sono fragili e la transizione green rischia di rallentare. Le imprese devono orientarsi in un mondo sempre più difficile da decifrare.
Lucio Poma, Chief Economist di Nomisma e Professore Associato di Economia Applicata all'Università di Ferrara, entra nel vivo della nuova competizione globale. Dopo anni di libero mercato, ora gli Stati tornano protagonisti, investendo direttamente nelle proprie industrie strategiche. Gli USA lo fanno, la Cina lo ha sempre fatto, ma l'Europa è ancora prigioniera delle sue stesse regole. Per questo, le imprese europee, artigiane comprese, rischiano di restare fuori dal gioco se non si cambia rotta. Serve una risposta europea più forte e più agile.
Giulio Sapelli, Presidente della Fondazione Germozzi, allarga ancora di più lo sguardo: racconta l'evoluzione del capitalismo da sistema produttivo e sociale a sistema dominato da oligarchie finanziarie e tecnologiche. Siamo in pieno "capitalismo di guerra", dice, e le piccole imprese sono tra le poche realtà a tenere insieme lavoro, capitale e comunità. L'artigianato, per lui, è una forma di resistenza organica alla disgregazione sociale. Ma deve avere coscienza politica, non basta più solo "fare bene il proprio mestiere".
Marco Grazioli, presidente di The European House - Ambrosetti, sintetizza i temi emersi al Forum di Cernobbio. L'Europa è fragile, soprattutto davanti all'instabilità in Medio Oriente e al peso dell'unanimità politica. L'Italia guadagna qualcosa in attrattività, ma resta indietro sul capitale umano. La vera sfida è formare e trattenere talenti. Intanto, si riafferma che l'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire quella "artigiana", fatta di empatia, creatività e intelligenza collettiva.
Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI, riporta tutto alla dimensione etica e spirituale. Il lavoro artigiano, dice, è un gesto culturale e sociale, che costruisce democrazia, coesione e speranza. In un tempo segnato da crisi multiple, l'artigiano rappresenta una figura di equilibrio, capace di custodire umanità, territorio e responsabilità.
Il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, ricorda che l'Italia è più di un Paese: è un sentimento. L'identità italiana nasce nei borghi, nei dialetti, nelle mani che creano. L'artigiano è il simbolo di questo spirito: un ponte tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Serve riscoprire la memoria, perché senza radici non si va da nessuna parte.
Ivana Pais, sociologa e docente universitaria, ragiona su come il lavoro sia cambiato nel tempo, passando da modelli industriali rigidi alle piattaforme digitali che oggi organizzano lavoro, consumi e perfino reputazione. Le persone devono imparare a raccontarsi, adattarsi e formarsi continuamente. In questo contesto, la dimensione artigiana - fatta di relazioni dirette, sapere concreto e identità - può diventare un'ancora di senso.
Elena Granata, docente di pianificazione urbana e territoriale al Politecnico di Milano, ci porta nei territori veri, quelli lontani dai riflettori. Racconta una crisi silenziosa: giovani che non trovano casa né lavoro nei propri luoghi, territori trasformati in prodotti turistici, e comunità che si svuotano. Per lei, la risposta è una visione "mediterranea" dello sviluppo: più centrata sulle persone, sul vivere bene, sul rispetto del luogo. Qui, il sapere artigiano è parte della soluzione.
Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes, collega il tema dell'intelligenza artificiale alla geopolitica. L'IA non è solo software, ma una questione di potere globale, risorse strategiche e filiere industriali. Però, dice, c'è spazio per una tecnologia che dialoghi con il "saper fare" artigiano. L'Italia può giocarsela se saprà mettere insieme innovazione e tradizione, competenze e visione.
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