12/04/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/04/2025 03:24
Domani la sindaca Salis a Roma per nuovo tavolo con il ministro Urso: «Vogliamo risposte definitive»
«La città tutta è con i lavoratori. È giusto protestare ma, da sindaca, chiedo che rimanga una protesta nei limiti della non violenza perché non dobbiamo fornire alibi a chi non ci vuole dare risposte. Risposte che, invece, sono dovute e meritate». Così la sindaca di Genova, Silvia Salis, che stamattina ha incontrato i lavoratori di ex Ilva a Cornigliano, prima della manifestazione nel giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici della città.
«Domani sarò nuovamente dal ministro Urso e chiederò che vengano messe nero su bianco le 45.000 tonnellate di acciaio da zincare a Genova fino a fine febbraio quando dovrebbe essere conclusa la gara - prosegue la sindaca - Ma chiederò anche che la vertenza passi a un tavolo superiore, con la regia della presidenza del Consiglio, perché finora non abbiamo avuto le risposte di cui avevamo bisogno sul futuro dell'ex Ilva e di questi lavoratori».
Salis ribadisce che «lo Stato deve entrare nella nuova gara perché, nel caso non dovessero esserci offerte private convincenti, ci sia la possibilità di una statalizzazione, anche transitoria, che consenta una continuità produttiva, garantisca il funzionamento degli impianti e l'attrattività di tutto il gruppo, evitando che si apra una guerra tra poli del Nord e Taranto».
«Noi vogliamo risposte definitive - rimarca la sindaca - Vogliamo avere risposte sul futuro dei nostri lavoratori: che cosa succede se anche la nuova gara va deserta? Qual è l'impegno del governo? Se questa produzione chiude, è un problema per i lavoratori, ma un grandissimo problema sociale per la città. Nella città con l'età media più alta d'Italia, chiudere una fabbrica vuol dire dare un ulteriore colpo al futuro di Genova. Qui ci sono lavoratori anche molto giovani, che hanno una famiglia, hanno dei figli: li costringeremmo ad andare da un'altra parte e non ce lo possiamo permettere, l'Italia non si può permettere di chiudere uno degli ultimi pezzi di industria che ha».
Infine, conclude Salis, «ho letto che domani qualcuno vorrebbe parlare anche di aree. Lo possiamo fare, ma è un discorso secondario. È ovvio che le aree che non verranno utilizzate per la produzione di acciaio dovranno essere messe a disposizione per uno sviluppo industriale sostenibile, ma non è quello di cui stiamo parlando ora, non usiamo argomenti di distrazione».