Unione Sindacale Regionale CISL FVG

11/05/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/05/2025 10:29

FARMACIE PRIVATE, È SCIOPERO PER OLTRE 1.500 LAVORATORI DEL FVG

FARMACIE PRIVATE, È SCIOPERO PER OLTRE 1.500 LAVORATORI DEL FVG

5 Novembre 2025
Comunicati, Fisascat, LAVORO, SCIOPERI E MANIFESTAZIONI

Si incrociano le braccia giovedì 6 contro il mancato rinnovo del contratto. Presidio a Trieste, in via dell'Orologio 1, dalle 10.30 alle 12.30

I dipendenti delle Farmacie Private dicono basta al mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro: domani 6 novembre 2025, è sciopero generale. Indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil Fvg, ad incrociare le braccia saranno gli oltre 1.500 dipendenti, occupato nelle 394 farmacie della regione. È previsto anche un presidio a Trieste, in via dell'Orologio 1, dalle 10.30 alle 12.30.

La trattativa per il rinnovo del contratto per i dipendenti risulta scaduto dal 31 agosto 2024, a causa della indisponibilità di Federfarma a riconoscere alle lavoratrici ed ai lavoratori incrementi retributivi e soluzioni normative in linea con l'andamento del costo della vita, e rispondenti alle caratteristiche professionali degli stessi e confacenti al contesto lavorativo nel quale operano.

"Non possiamo accettare le ricostruzioni parziali e fuorvianti di Federfarma - tuonano per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil, Marika Baio, Diego Marini e Matteo Calabrò. Le farmacie non sono in crisi. I dati ufficiali e numerosi studi economici dimostrano che il settore ha retto meglio di molti altri, con margini di redditività sostenibili, scusa invece utilizzata da Federfarma per non concordare il giusto adeguamento salariale, coerente con l'andamento del costo vita".

Le tre sigle sindacali, rimandano al mittente i 180 euro di aumento proposti da Federfarma, a fronte dei 360 richiesti dalle parti sociali. "In questo modo - spiegano Baio, Marini e Calabrò - non si vogliono riconoscere le alte professionalità di chi esercita un ruolo sociale garantendo servizi alla cittadinanza. Al farmacista di fatto viene ormai richiesto di erogare una serie di prestazioni con un conseguente carico di mansioni e responsabilità. Con la riforma della farmacia dei servizi, inoltre, le competenze e la formazione sono responsabilità di chi lavora nelle farmacie private, eppure Federfarma vorrebbe che tutto questo impegno fosse scontato, addirittura vorrebbe limitare le ore di formazione retribuita a sole 8 ore l'anno contro i 50 crediti necessari. L' acquisizione di nuove competenze e responsabilità vanno riconosciute".

Senza dimenticare che - come si legge in un comunicato congiunto di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil Fvg - soprattutto nei piccoli comuni, i farmacisti sono spesso l'unico presidio sanitario e rappresentano comunque un importante punto di riferimento per la comunità. A partire dal periodo pandemico il contributo di questi professionisti sanitari è stato fondamentale attraverso l'attività di vaccinazione e prevenzione/esecuzione di tamponi. "Per questo come organizzazioni sindacali chiediamo vengano riconosciute le nuove competenze e professionalità con un aumento retributivo dignitoso che tenga conto della formazione e dell'impatto dell'inflazione. Oggi un farmacista di primo livello full time percepisce 1600 euro netti al mese a fronte di anni di studio, dell'obbligo formativo annuale a cui si aggiungono i corsi obbligatori nonché orari di apertura sempre più ampi che impediscono la conciliazione dei tempi vita-lavoro. La crescente carenza di personale registrata negli ultimi anni ed il significativo calo delle iscrizioni al corso di Laurea è il sinonimo dell'insoddisfazione e del disconoscimento subito dalla professione" - incalzano Baio, Marini e Calabrò.

"Non è accettabile impostare la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale al risparmio come sta facendo l'associazione dei titolari di farmacia. La richiesta sindacale di aumento salariale non è frutto di improvvisazione. Chiediamo, un giusto riconoscimento delle professionalità con un aggiornamento delle declaratorie di classificazione e più conciliazione vita/lavoro. Voler imporre un contratto di serie B a chi lavora in farmacia è un atto di arroganza inaudita. Non è con queste modalità, non è risparmiando sul rinnovo contrattuale che si risolve la crisi di vocazione che sta colpendo la professione. Ancora una volta Federfarma dimostra di non fare seguire i fatti alle parole: l'unico obiettivo che traspare è tenere basso il costo del lavoro, non certo tutelare farmaciste e farmacisti, collaboratrici e collaboratori" - concludono i tre sindacalisti.

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