10/31/2025 | Press release | Archived content
Amnesty International ha chiesto al Congresso di agire immediatamente affinché l'amministrazione Usa ponga fine agli attacchi aerei nei Caraibi e in America Latina che, da settembre, hanno causato almeno 57 morti.
Questi attacchi, finora 13, sono secondo l'organizzazione per i diritti umani del tutto illegali. L'amministrazione Usa non ha fornito i nomi delle vittime né prove dei loro presunti crimini, limitandosi a dire che gli obiettivi erano "narcoterroristi".
Fermare imbarcazioni sospettate di trasportare droga è un'operazione che serve a far rispettare la legge, come tale sottoposta al diritto internazionale dei diritti umani. Le persone coinvolte hanno diritto alla vita e a un processo equo. Ucciderle intenzionalmente in assenza di un'imminente minaccia alla vita e quando non è stato fatto ricorso ad altri mezzi meno cruenti, come ad esempio la cattura, costituisce un'esecuzione extragiudiziale, ossia una forma di omicidio.
Il segretario di stato Marco Rubio ha ammesso che gli Usa avrebbero potuto intercettare la prima nave prima di colpirla ma che è stato deciso di bombardarla.
Gli Usa, secondo la Casa bianca, sono "in guerra" contro i cartelli della droga e dunque nei loro confronti si applicano le norme che prevedono di uccidere combattenti nemici.
In realtà, gli Usa non stanno prendendo parte ad alcun conflitto nei Caraibi e nell'America del Sud, non essendo stati sottoposti ad alcun attacco che avrebbe potuto giustificare una risposta militare.
Oltretutto, il Congresso non ha autorizzato l'uso della forza contro i cartelli della droga.