09/10/2025 | Press release | Archived content
Interrogazione a risposta scritta 4-05302
BONELLI Angelo
testo diLunedì 23 giugno 2025, seduta n. 497
BONELLI. - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2023 a tre settimane dall'inizio della nuova operazione militare di Israele a Gaza - a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 - il Ministero dell'energia israeliano ha concesso varie licenze per l'esplorazione di giacimenti di gas nelle acque antistanti la Striscia di Gaza. Tra i beneficiari c'è anche Eni SpA;
la firma della convenzione, con cui Eni ha ottenuto la licenza a operare all'interno della zona marittima G, per il 62 per cento palestinese, rappresenta un operato, ad avviso dell'interrogante, predatorio nello sfruttamento di risorse naturali in termini di approvvigionamento energetico, non curante delle norme del diritto internazionale;
nei primi giorni di febbraio 2024 ha fatto seguito al provvedimento una diffida recapitata a tre società (tra cui Eni) da parte dello studio legale statunitense Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi dove si chiede di «desistere dall'intraprendere qualsiasi attività nelle aree della "Zona G" che ricadono nelle aree marittime dello Stato di Palestina», sottolineando che tali attività costituirebbero una violazione del diritto internazionale;
i giacimenti, infatti, si trovano in acque profonde all'interno dei confini marittimi dichiarati dallo Stato palestinese nel 2019 in conformità con le disposizioni della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos) del 1982 firmata dalla Palestina nel 2015. Più precisamente, lo studio legale Foley Hoag sostiene che il 62 per cento della cosiddetta «Zona G» sia di competenza palestinese. Da qui la richiesta a Eni di fermare qualunque attività nell'area per evitare la possibile complicità in violazione di normative internazionali;
ai sensi del diritto internazionale, a Israele è vietato sfruttare le risorse finite non rinnovabili del territorio occupato, a scopo di lucro commerciale e a beneficio della potenza occupante, secondo le regole di usufrutto, di cui all'articolo 55 del regolamento dell'Aia. Israele, come autorità amministrativa di fatto nel territorio occupato, non può esaurire le risorse naturali per scopi commerciali che non sono a beneficio della popolazione occupata;
in data 14 febbraio 2024, in risposta all'interrogazione a risposta immediata 3-00983 presentata dall'interrogante, il Ministro degli esteri Tajani ha risposto: «da quanto riferisce Eni, il contratto è ancora in via di finalizzazione e il consorzio non ha titolarità sull'area, né sono in corso operazioni che avrebbero comunque natura esplorativa. Non è al momento in corso alcuno sfruttamento di risorse»;
in occasione della assemblea degli azionisti 2025, gli amministratori di Eni hanno risposto ad una domanda pre-assembleare sull'eventuale esplorazione nelle acque all'interno di un'area marittima (zona G) nel Mediterraneo, affermando: «Nessuna licenza è stata finora emessa e nessuna attività esplorativa è in corso di svolgimento»;
si ricorda che il Ministero dell'economia e delle finanze ha il controllo di fatto in Eni SpA in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa depositi e prestiti SpA (Cdp SpA) con un totale delle azioni detenute pari al 31,835 per cento;
inoltre, negli ultimi mesi, diversi Paesi europei hanno adottato misure istituzionali significative in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani commesse da Israele nella Striscia di Gaza, che molti osservatori internazionali qualificano come atti di genocidio -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, ognuno per quanto di competenza intendano adottare affinché Eni SpA, partecipata dallo Stato, rispetti sia gli accordi di Oslo, che le norme internazionali così come denunciato dallo studio legale Foley Hoag per conto di organizzazioni umanitarie palestinesi, sottolineando che tali attività costituirebbero una flagrante violazione del diritto internazionale;
se confermino quanto affermato in risposta sia all'interrogazione a risposta immediata che alla domanda posta prima dell'assemblea degli azionisti Eni 2025, citati in premessa, e se non ritengano che tale attività di esplorazione nelle acque palestinesi non debba essere cessata, alla luce degli atti configurabili come crimini di genocidio portati avanti dal governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese.
(4-05302)
Risposta scritta pubblicata Lunedì 22 settembre 2025
nell'allegato B della seduta n. 534
4-05302
presentata da
BONELLI Angelo
Risposta. - Un consorzio che comprende ENI, l'israeliana Ratio Energies Ltd. e Dana Petroleum (controllata della Korea National Oil Co) ha partecipato nel 2023 alla gara internazionale per l'assegnazione di blocchi esplorativi nell'offshore di Israele, nelle cui acque sono già attivi diversi operatori internazionali, presentando offerte per 2 zone esplorative fra le 4 messe in gara.
Alla fine del mese di ottobre del 2023, Israele ha comunicato l'assegnazione della cosiddetta zona G al consorzio di cui è parte ENI.
Da quanto riferisce ENI, il contratto è ancora in via di finalizzazione. Il consorzio, perciò, non ha alcuna titolarità sull'area, né sono in corso operazioni, che avrebbero comunque natura esplorativa. Non vi è, dunque, al momento alcuno sfruttamento di risorse.
Come noto, ENI è un'azienda quotata in Borsa che opera secondo le regole del mercato, non solo dal punto di vista delle attività prospettive e di esplorazione, ma anche di realizzazione delle infrastrutture strategiche necessarie.
La presenza e il ruolo di ENI sono essenziali per assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e lo sviluppo di tutto il bacino del Mediterraneo e del nostro Paese.
Questi interessi devono naturalmente essere conciliati anche con le legittime aspirazioni dei popoli e le regole del diritto internazionale e consuetudinario, che è necessario tradurre in una concreta applicazione alle specifiche realtà.
La posizione del Governo è chiara: sosteniamo la soluzione dei due popoli e due Stati che convivano fianco a fianco in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. L'Italia è pronta a fare la sua parte per accompagnare Israele e il futuro Stato palestinese in questo percorso.
È una posizione che abbiamo confermato da ultimo in ambito ONU alla Conferenza di New York del 28-30 luglio 2025, per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione a due Stati, a cui l'Italia ha partecipato attivamente.
È stato ricordato che solo da una Striscia di Gaza libera da Hamas e riunificata con la Cisgiordania, sotto un'Autorità palestinese rafforzata, potrà prendere avvio un futuro di pace e prosperità per la regione.
L'Italia continuerà a lavorare con responsabilità, determinazione e coerenza, per contribuire in modo costruttivo a un futuro di pace, dignità, sicurezza e sviluppo per entrambi i popoli.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.