ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

12/17/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/17/2025 11:00

Ucraina: Europa, asset russi e pressioni USA

Domani e venerdì i capi di Stato e di governo europei si riuniranno a Bruxelles per un Consiglio europeo decisivo per le sorti dell'Ucraina. L'Unione è chiamata a finalizzare la proposta di un prestito garantito dai beni russi congelati, destinato a sostenere le finanze e la capacità difensiva di Kiev contro i continui attacchi di Mosca. Senza quei fondi, alla fine di marzo 2026, l'Ucraina sarà non avrà i fondi per pagare stipendi e comprare armi. La posta in gioco, però, è persino più alta, come ha chiarito, senza mezzi termini, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, avvertendo che se l'Ue non riuscirà ad approvare il prestito sui beni congelati la capacità di azione dell'Unione "sarà gravemente compromessa per anni, se non per un periodo più lungo". Per poi aggiungere: "Mostreremo al mondo che, in un momento cruciale della nostra storia, siamo incapaci di restare uniti e agire per difendere il nostro ordine politico". Sul piano militare, intanto, le prospettive restano cupe. Mosca ha escluso qualsiasi tregua, anche temporanea. "Vogliamo la pace, non una pausa che consenta all'Ucraina di riorganizzarsi e continuare la guerra", ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rifiutando la proposta di un cessate il fuoco in vista del Natale. Peskov ha inoltre messo in dubbio l'utilità del coinvolgimento europeo nei negoziati, sostenendo che la partecipazione dell'Ue "non promette risultati accettabili per Mosca" e ha ribadito il rifiuto russo a qualsiasi presenza Nato sul territorio ucraino, anche sotto forma di garanzie di sicurezza.

Su cosa si concentra il negoziato?

La strada per la pace passa attraverso tre snodi principali: la questione dei territori; il cessate il fuoco e le garanzie di sicurezza. Sui primi, la distanza appare incolmabile. Mosca ne vuole di più di quanti ne abbia conquistati con l'uso delle armi sul campo di battaglia, mentre l'Ucraina non è intenzionata a cederli. Soprattutto, non vuole cedere la cosiddetta 'cintura delle fortezze', una linea difensiva essenziale per proteggere Kiev da future aggressioni. Anche sul cessate il fuoco le posizioni sono distanti: Kiev lo vorrebbe subito sulla base dell'attuale linea del fronte, mentre la Russia non vuole concedere alcuna tregua all'esercito ucraino sotto pressione, continuando -almeno a quanto dichiara il Cremlino - fino al raggiungimento di un accordo complessivo. Terzo punto: le garanzie sono imprescindibili per l'Ucraina, che chiede un'assicurazione militare in caso di attacco. In assenza dell'ingresso della Nato e del dispiegamento di forze internazionali sul terreno - di cui Mosca non vuole sentir parlare - americani ed europei hanno trovato una formula che contempla l'impegno diretto di forze alleate in caso di attacco. Una "Nato fuori dalla Nato", insomma, ma a cui manca quel "un attacco contro l'Ucraina è un attacco contro tutti" che è al cuore dell'Alleanza atlantica.

Resta il nodo dei territori?

Se sulle garanzie di sicurezza i negoziati tra Ucraina, Stati Uniti e funzionari europei, conclusi ieri a Berlino, hanno portato dei progressi, lo stesso non si può dire sulla questione territoriale. Il piano degli Stati Uniti prevede che l'Ucraina si ritiri da circa il 14% della regione del Donbass sotto il suo controllo, ma rivendicato dalla Russia. Nell'ultima bozza - riferisce Axios - questa diventerebbe una "zona economica libera" smilitarizzata. Zelensky ha pubblicamente espresso dubbi circa il fatto che la Russia non avanzerebbe una volta ritirate le truppe ucraine, e ha anche affermato che solo il popolo ucraino potrà accettare concessioni territoriali, attraverso un referendum. Intervenendo al termine dei colloqui, il presidente ucraino ha affermato di non credere che gli Stati Uniti stessero chiedendo al suo paese di cedere il territorio in questione, ma di aver comunque recepito le richieste della Russia. Funzionari statunitensi hanno affermato che spetterà all'Ucraina decidere come gestire la questione territoriale. Tuttavia, hanno aggiunto che il resto dell'offerta americana - comprese le garanzie di sicurezza - "non rimarrà sul tavolo per sempre", lasciando intendere che potrebbe essere solo temporanea.

Washington briga per gli asset russi?

Mentre da un lato negozia con europei e ucraini per ottenere concessioni da portare al tavolo dei negoziati con la Russia, Washington starebbe esercitando pressioni sulle capitali europee perché votino contro l'utilizzo dei beni russi congelati per finanziare la difesa di Kiev. Secondo una bozza di piano di pace trapelata e negoziata da Casa Bianca e Cremlino, Washington intenderebbe utilizzare parte di quei beni per finanziare la macchina della ricostruzione dell'Ucraina, guidata dagli Stati Uniti. I funzionari dell'amministrazione Trump - hanno dichiarato al quotidiano Politico quattro fonti direttamente coinvolte nelle discussioni - hanno fatto pressione sui governi europei, almeno quelli che considerano più vicini, affinché respingano il piano di utilizzare 210 miliardi di euro di asset russi per finanziare l'Ucraina. Tale questione, su cui il Belgio - che detiene sul proprio territorio la maggior parte di quegli asset e che teme ripercussioni da parte di Mosca - sarà al centro delle discussioni al Consiglio Europeo. Un fallimento sarebbe non solo una catastrofe per la credibilità dell'Ue ma comprometterebbe irrimediabilmente la posizione di Kiev al tavolo negoziale. Mentre la Casa Bianca liquida le accuse di ingerenza, alla vigilia del vertice è chiaro che il problema dell'Ue non sono tanto le reticenze del Belgio, quanto le smanie di Donald Trump.

Il commento

Di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale ISPI

"Mosca dice che sta vincendo. Ma il ritmo dell'avanzata russa è incompatibile con le ambizioni territoriali dichiarate: ai guadagni attuali, servirebbero anni per conquistare le aree rivendicate. Eppure, questa sproporzione tra obiettivi politici e capacità militari non ha finora prodotto un cambio di strategia. Il Cremlino continua a puntare sul fattore tempo, mantenendo sia l'opzione militare sia le richieste massimaliste e la chiusura verso l'ipotesi di truppe straniere dall'Ucraina. In questo contesto, l'esito della guerra dipende meno dai mezzi che dalle scelte politiche europee ed americane: cioè, quanto Trump farà pressioni per una "pace a tutti i costi" e quante risorse l'UE è disposta a spendere per una 'pace giusta'".

Vuoi ricevere i nuovi Daily Focus direttamente nella tua casella di posta?
ISCRIVITI
ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale published this content on December 17, 2025, and is solely responsible for the information contained herein. Distributed via Public Technologies (PUBT), unedited and unaltered, on December 17, 2025 at 17:00 UTC. If you believe the information included in the content is inaccurate or outdated and requires editing or removal, please contact us at [email protected]