04/26/2025 | Press release | Distributed by Public on 04/26/2025 00:30
«È stata ta una manifestazione grandissima, come non si vedeva da anni. Anzi sono state due. Una la mattina, l'altra il pomeriggio. Alla fine, quello che ha prevalso è stata la forza delle idee e i valori della Resistenza. Chi brucia le bandiere va condannato».
Dopo una settimana di polemiche quando la manifestazione dell'Anpi arriva a Porta San Paolo, Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma, è uno dei più soddisfatti per il risultato. «Quella di oggi è stata una festa, sì, ma con un messaggio chiaro».
Quale messaggio è stato lanciato segretario?
«È stata una piazza che ha chiesto con forza l'impegno per portare avanti i valori di libertà. Una grande manifestazione che dimostra come la gente sia pronta a mobilitarsi per «È difendere i principi della Costituzione e la democrazia». Come spiega la grande partecipazione? «Le persone condividono i valori della Resistenza, difendono la Carta Costituzionale e vogliono partecipare. Chiedono un cambiamento nelle politiche del governo, che oggi producono precarietà, impoveriscono i lavoratori, aumentano le disuguaglianze. È una piazza che rivendica diritti e dignità, e rilancia l'attualità dei valori fondanti della Repubblica. Senza dimenticare che quest'anno ricorreva anche l'ottantesimo anniversario della Liberazione».
Il governo aveva chiesto sobrietà..
«Non possiamo restare in silenzio di fronte a un mondo in cui l'umanità viene cancellata da oltre 40 guerre in corso, dal riarmo globale, dalla tragedia palestinese. Non possiamo accettare che si reprima il dissenso, che si criminalizzino studenti e lavoratori in lotta per il proprio futuro. Il decreto 'Paura', che si traveste da sicurezza, rappresenta un pericoloso passo verso l'autoritarismo».
Alcuni gruppi hanno deciso di deviare dal corteo iniziale. Perché secondo lei?
«Ognuno è libero di vivere queste giornate come vuole. Noi abbiamo scelto di sostenere l'appello dell'Anpi, e quella è stata la piazza più partecipata degli ultimi decenni. Abbiamo sottoscritto un manifesto chiaro, e quella era la nostra linea».
Cosa pensa delle bandiere bruciate?
«Quelle cose non hanno cittadinanza nei nostri cortei. Nei nostri spazi c'è rispetto per tutti, per le istituzioni e anche per chi la pensa diversamente. Certi gesti vanno condannati. Noi abbiamo scelto consapevolmente di stare lontani da chi voleva strumentalizzare questa giornata. E credo che abbiamo fatto bene, perché la nostra è stata davvero una festa popolare, una giornata felice, di memoria condivisa e di futuro da costruire».
Che cosa farete?
«Ora serve un'azione forte e collettiva: con i referendum popolari sul lavoro e sulla cittadinanza dell'8 e del 9 giugno vogliamo ridare voce alle persone, cambiare il modello sociale ed economico, La Resistenza ci ha insegnato che insieme si può: ora tocca a noi»