ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

01/10/2025 | Press release | Distributed by Public on 01/10/2025 05:32

Musk: monopolio satellitare a stelle (e strisce)

Anche i più critici e guardinghi sulla personalità di Elon Musk non possono che ammetterlo: SpaceX è un gioiello di innovazione e tecnologia. E anche una macchina da soldi: in un'epoca in cui i privati ormai dominano l'economia dello spazio, sono in pochissimi a riuscire già a guadagnarci. Musk è tra questi, con la sua SpaceX che macina utili dal primo trimestre del 2023 (sulla base delle poche informazioni disponibili visto che la società non è quotata). A dare una spinta ai ricavi è stata la metamorfosi dell'azienda: da sola società costruttrice di razzi a fornitrice di servizi di trasporto spaziale e connessione satellitare. È così che SpaceX ha raggiunto recentemente la valutazione record di 350 miliardi di dollari.

È soprattutto Starlink a generare ricavi affidabili e crescenti nel tempo: secondo la società di consulenza Quilty Space, la sola divisione satellitare potrebbe generare quasi 12 miliardi di incassi nel 2025 per Musk, quasi un raddoppio dai 7,7 del 2024. Un risultato frutto dei 4,6 milioni di abbonamenti mensili e delle forniture a governi ed eserciti, in rapida ascesa.

I quasi 7mila satelliti operativi di Starlink hanno rivoltato come un calzino il mercato delle connessioni satellitari. Una tecnologia esistente da decenni, che ha però finora sofferto di due limiti intrinseci: alta latenza del segnale (pensate a quando sentite l'eco della vostra voce, è lo stesso fenomeno) e bassa banda. Tradotto: connettività scarsa, incomparabile alla stabilità e alla prestanza delle connessioni via cavo, sublimate con la fibra ottica. Tanto che secondo la Federal Communications Commission degli Stati Uniti fino a pochi anni fa solo lo 0,4% dei dati veniva trasmesso via satellite. Ma Starlink ha permesso un balzo tecnologico: Musk ha posizionato i suoi satelliti su un'orbita bassa, a circa 500 chilometri dalla crosta terrestre rispetto ai quasi 36mila dell'orbita geostazionaria tradizionale. Così ha risolto il problema della bassa latenza. E non si è più fermato: i lanci si susseguono di settimana in settimana con l'obiettivo di superare presto i 10mila satelliti operativi. E così offrire sempre maggiore velocità di banda, che oggi sul download riesce a superare i 100 megabit al secondo (al pari di una moderna connessione fibra-misto-rame).

Perché prima non ci aveva pensato nessuno? Qui si scoprono la genialità e il vantaggio competitivo del fondatore di Tesla, che l'hanno (momentaneamente) reso un monopolista. Nessuno aveva la capacità di trasportare nell'orbita bassa, a costi sostenibili, una così notevole quantità di nano-satelliti. Tranne Musk. Che quindi in un sol colpo è entrato con prepotenza nel mercato delle telecomunicazioni ed è diventato egli stesso il miglior cliente dei razzi Falcon 9, che per macinare profitti devono essere impiegati su molteplici lanci, grazie alla possibilità di recuperarli e riutilizzarli.

Per Musk ora si aprono le praterie dei vantaggi del first mover. Prima che Jeff Bezos riesca a mettere in piedi una costellazione di satelliti comparabile (2026 o forse 2027), prima che ci riesca l'Unione europea (2030, a stare ottimisti) e senza che i 600 satelliti di OneWeb possano per ora impensierirlo. Sul mercato civile Starlink, dopo essersi accaparrata le aree remote non coperte dalla fibra e i nuovi mercati dei trasporti (le sue antenne stanno arrivando sulle navi e sugli aerei di linea), sta firmando i primi contratti con gli operatori tradizionali per fornire connettività mobile direttamente sugli smartphone. Sul mercato militare, invece, in Ucraina Musk ha già mostrato le potenzialità di Starlink (per gli ufficiali di Kiev è la "linfa vitale" del sistema di comunicazione militare). E lo stesso Pentagono, con contratti miliardari, sta impiegando le antenne sulle navi della marina militare e nelle aree remote. Senza però affidarsi solamente alla tecnologia dell'uomo più ricco al mondo: le informazioni più sensibili e classificate rimangono sui satelliti geostazionari di proprietà della Difesa.

E l'Unione europea? Le forze armate tedesche dopo aver valutato la firma di un contratto con Starshield (la divisione per i clienti istituzionali di Starlink) hanno deciso di affidarsi alla tecnologia tradizionale di Airbus, la stessa che permette le comunicazioni satellitari dell'esercito francese. L'Italia invece già adotta la tecnologia di Musk per le comunicazioni di Difesa e ambasciate, attraverso Telespazio, società controllata da Leonardo, che a giugno 2024 ha firmato un contratto di fornitura con Starlink. E le trattative in corso con il governo italiano, non smentite dall'esecutivo, aprono a nuove legittime ambizioni di guadagno e potere per Musk.